Il labirinto dell’educazione: tra gesti di affetto e punizioni. Fermiamoci ad osservare i fatti.
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L’educazione, un termine con tante sfaccettature, merita una considerazione approfondita per i suoi intricati dilemmi e apparenti contraddizioni. Come sottolineato da un eminente pensatore, uno dei paradossi primari è la resistenza intrinseca che ciascuno di noi ha quando si tratta di accettare l’educazione.

Un altro paradosso, strettamente connesso al primo, riguarda l’oppressione che può derivare dall’istruzione imposta. È ben noto quanto possa essere arduo accettare soluzioni già formulate e imposte, soprattutto quando queste derivano da un richiamo a ruoli genitoriali o educativi.

In questo contesto, il dibattito sulla posizione di carezze e punizioni nell’educazione può essere fuorviante e illusorio. Non esiste un metodo educativo universale, e nessun educatore può determinare ciò che è meglio per il discente senza correre il rischio di plasmarlo secondo la propria visione.

L’educazione non riguarda la “correzione” degli istinti, principalmente perché l’essere umano non è governato da istinti come gli animali. Allo stesso tempo, l’educazione non può essere considerata semplicemente come un prodotto della cultura, poiché questa prospettiva sminuirebbe il ruolo attivo del pensiero del bambino. Il bambino ha già una propria personalità giuridicamente riconosciuta, capace di orientarsi verso il proprio benessere.

Parlare di carezze e punizioni può farci cadere in teorie dannose che si allontanano dal concetto di trattare bene il bambino e si avvicinano a un addestramento o adattamento forzato. È fondamentale riconoscere che i bambini sono pienamente capaci di pensare e desiderare autonomamente.

L’adulto non deve forgiare il pensiero del bambino, ma deve piuttosto entrare in contatto con i suoi desideri e aspirazioni. In altre parole, gli adulti devono diventare collaboratori dei loro figli, aiutandoli a raggiungere le loro aspirazioni affettive. Questo processo è un atto di amore, che non può essere trasmesso attraverso ruoli o funzioni predeterminate.

L’amore comporta un intenso lavoro di riflessione e la capacità di trasformare talenti in doni per il benessere dell’altro. Senza tale sforzo, l’uso esclusivo di carezze e punizioni ridurrebbe il pensiero a una reazione emotiva, un ciclo di emozioni che si autoalimentano senza raggiungere un obiettivo significativo.Continueremo a esplorare questi argomenti nel prossimo articolo, con un focus particolare su come favorire l’autonomia del pensiero nei bambini nell’ambito dell’educazione.

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