Commettere sempre gli stessi errori: coazione a ripetere, come uscirne
coazione a ripetere

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Molte persone si trovano a rivivere più volte le stesse situazioni negative, rischiose e frustranti. Questi eventi, che arrivano inaspettati, non sembrano corrispondere al comportamento o alla personalità di chi li vive. Quale meccanismo spinge a commettere sempre gli stessi errori?

Nel ripetere sempre gli stessi errori, il soggetto è completamente inconsapevole del suo ruolo attivo nell’evento che subisce, tanto che si sente vittima del destino, perseguitato dalla sfortuna. In casi estremi, la persona è spinta da un costante bisogno di agire in modo controproducente instaurando, ad esempio, rapporti fallimentari: il copione si ripete secondo modalità identiche a quelle del passato. 

La coazione a ripetere (c. a r.) di queste persone può anche portarle a sabotare inconsciamente il trattamento dello psicoterapeuta, interrompendolo, bloccandone il progresso.

In questo articolo, andiamo a caccia di “fantasmi nella stanza dei bambini”, quelli particolarmente studiati dalla dott.ssa Alba Marcoli.

Prima di entrare nel vivo del focus, bisogna fare una doverosa distinzione tra ripetizione e coazione a ripetere.

Commettere sempre gli stessi errori: ripetizione e coazione a ripetere

E’ necessario fare una distinzione tra ripetizione e coazione a ripetere.

Nel bambino, la ripetizione è un fenomeno normale: serve al suo sviluppo motorio e mentale nella fase di apprendimento. Il bambino sfrutta il meccanismo della ripetizione per evitare quei cambiamenti che potrebbero causargli timore o ansia e per ripetere esperienze e risultati appaganti. E’ nel gioco che il bambino può ripetere certi meccanismi per affrontare e padroneggiare eventi traumatici o l’esperienza della perdita. Lo fa trasformando la sua situazione passiva in ruolo attivo. 

Freud ha fatto l’esempio del suo nipotino di un anno e mezzo: quando la madre si allontanava, anziché piangere il bimbo faceva rotolare lontano un rocchetto per, poi, tirare a sé il filo cui era avvolto. Giocando col rocchetto che faceva scomparire e riapparire, il bimbo padroneggiava la situazione trasformando la sua posizione passiva in ruolo attivo. In questo modo, poteva tollerare la separazione dalla madre e, quando allontanava il rocchetto, si vendicava sulla madre. Dopo un trauma, ripetere l’incidente nei sogni secondo Freud rappresenta un tentativo di dominare a distanza di tempo l’esperienza dolorosa.

In cosa consiste, invece, la coazione a ripetere? Perché, inconsapevolmente, molte persone sono spinte a ripetere gli stessi errori e, peggio ancora, a ripetere gli errori dei propri genitori?

Coazione a ripetere: il meccanismo del copione replicato

Freud ha descritto la coazione a ripetere come la tendenza incoercibile (irrefrenabile, incontenibile e del tutto inconscia) a porsi in situazioni dolorose o penose. Il soggetto che deve vedersela con la coazione a ripetere non si rende conto di determinare attivamente queste situazioni dolorose né del fatto che si tratta di ripetizioni di vecchie esperienze. A dirla con Freud, non si rende conto che ripete “vecchie esperienze senza ricordarsi del prototipo”.

Contro la dinamica conflittuale, tipica di chi tende a ripetere sempre gli stessi errori, volontà e ragionamento non possono fare nulla.

La ripetizione, fenomeno normale nel bambino, permette di ‘tornare’ a certi contenuti rifiutati con il meccanismo della fissazione o rimozione, manifestandosi attraverso transfert, proiezioni come strumenti di espressione del conflitto rimosso. Questo punto di partenza ha permesso a Freud di identificare il fenomeno complesso della coazione a ripetere: attraverso azioni e schemi, il soggetto tende a replicare in modo compulsivo esperienze che contraddicono la normale tendenza all’appagamento del desiderio, secondo il ‘principio di piacere’.

La ripetizione non si limita a far rivivere l’evento: spinge a mettere in atto inconsapevolmente comportamenti che ci riportano al trauma originario non elaborato. Nel ripetere l’evento, le emozioni coinvolte sono troppo intense per essere elaborate in modo naturale. Si tenta ripetutamente di tenere a bada l’angoscia controllando retroattivamente l’evento e tentando di ‘digerirlo’, di cercare costantemente soluzioni e strategie per integrarlo in qualche modo, per adattarsi alla situazione.

In tutto questo, l’aspetto più pericoloso sta nel fatto che qualsiasi esperienza ripetuta (negativa o positiva) diventa un territorio già battuto, ne conosciamo le mappe. La tendenza è quella di tornare puntualmente in questi territori conosciuti per muoversi con più disinvoltura utilizzando automatismi, indipendentemente dal loro valore. Esplorare luoghi sconosciuti, territori nuovi seppure migliori, è difficile, faticoso e suscita paura rispetto a ciò che si conosce già. Il cervello umano è sostanzialmente abitudinario: predilige ciò che già conosce.

Coazioni a ripetere gli errori dei propri genitori

Quali sono le persone di riferimento interiorizzate nel fenomeno della coazione a ripetere?

Attraverso la c. a r. si tende a ripetere gli stessi schemi fallimentari: da dove provengono?

Sul concetto di coazione a ripetere, Carl Gustave Jung ha riconosciuto che nel comportamento umano agiscono forze che inducono istintivamente a ripercorrere strade già battute e sperimentate dai propri genitori e da parenti di un lontano passato. Jung, nel suo breve scritto del 1909 intitolato “L’importanza del padre nel destino dell’individuo”, spiega che padre e madre influenzano il destino dei figli con il loro aspetto fisico e le loro tendenze. Trascorrono la vita intrappolati nel “cerchio magico delle costellazioni familiari” attraverso la coazione a ripetere esperienze infantili. La coazione proviene soprattutto dal padre, non solo quello biologico ma da una ‘imago paterna’ che racchiude tracce di sistemi organizzati risalenti a milioni di anni fa. 

Il concetto di coazione a ripetere (nella realtà come nei sogni) di Jung include, quindi, sia la struttura genetica innata sia l’imprinting genitoriale da cui deriva la costruzione di schemi relazionali che regolano il nostro comportamento e generano aspettative.

Mentre Freud individua la causa del fenomeno nella prima pulsione, Jung rinvia soprattutto al concetto di archetipo, di modello istintuale preesistente.

Quando le esperienze precoci di interazione con i genitori sono negative o fallimentari, il soggetto nel corso del tempo ripeterà l’esperienza con partner, amici, conoscenti, ecc.

Tanto per fare un esempio, una bambina disprezzata o svalutata in famiglia da adulta vivrà il ruolo di donna non valorizzata, tradita: inconsciamente è convinta di non meritare rispetto e sarà spinta a cercare rapporti in cui viene svalutata ripetendo sempre gli stessi errori, la catena della svalutazione, innescando gli stessi ruoli del passato. E’, a tutti gli effetti, un fenomeno di autosabotaggio.

Commettere sempre gli stessi errori: a caccia di “fantasmi nella stanza dei bambini”

Nel primo capitolo del suo libro “Il bambino lasciato solo – Favole per momenti difficili”, la dott.ssa Alba Marcoli presenta ‘i copioni che si replicano’. Una donna, nel descrivere la sua esperienza di coazione a ripetere, parla di situazioni vissute nella vita adulta che la gettavano nel panico facendole rivivere eventi infantili dimenticati. Non era lei che entrava in gioco ma la bambina spaventata e colta da panico che sopravviveva in lei. Perdeva il controllo come se sul palco della sua vita ci fossero persone estranee a quella scena, personaggi della stessa commedia che recitavano in una scena precedente. Prendendo coscienza di questo, la donna riusciva a tenere sullo sfondo del palcoscenico quegli intrusi per evitare che le ombre del passato compromettessero il suo presente ed il suo futuro.

Ogni famiglia presenta copioni che si replicano di generazione in generazione: Selma Fraiberg li ha definiti “i fantasmi nella stanza dei bambini”. Sono i visitatori del passato dimenticato, ospiti inattesi, intrusi ostili e sgraditi, non invitati. In genere, il legame d’amore dei genitori tende a cacciare gli intrusi per proteggere i figli da questi fantasmi maligni ma ciò non vuol dire che riescano ad evitare conseguenze. 

Gli intrusi potrebbero, comunque, irrompere nel ‘cerchio magico’. 

In tal caso, potrebbero verificarsi tre diversi effetti sulla famiglia:

  1. Riesce a difendersi dai fantasmi da sé, senza ricorrere ad alcun aiuto esterno;
  2. I fantasmi riescono ad installarsi nella ‘stanza’ del bambino provocando danni in certe aree (sonno, alimentazione, controllo sfinterico o disciplinare). I danni sono direttamente proporzionali alla vulnerabilità del passato dei genitori che non cercano aiuto professionale perché non identificano i fantasmi, sembrano come posseduti da essi. Spesso, sembrano addirittura allearsi inconsapevolmente con i fantasmi contro eventuali aiuti esterni;
  3. I genitori più consapevoli, sentendosi impotenti dinanzi a questa invasione, cercano aiuto esterno, un supporto professionale, mezzi educativi e terapeutici per trattare gli intrusi di passaggio.

I genitori che non cercano supporto o, peggio ancora, si alleano inconsapevolmente con i fantasmi del passato permettono loro di circolare liberamente sul ‘palcoscenico’ familiare nella vita quotidiana attraverso la replica di eventi e relazioni dolorose provenienti dal passato. Ad esempio, il genitore picchia perché è stato picchiato, abbandona perché è stato abbandonato. Tutto questo ricade sul bambino creando scompensi deliranti e psicosi.

Ripetere sempre gli stessi errori: come uscirne

L’azione sabotatrice della coazione a ripetere è favorita dal fatto che i soggetti hanno dimenticato o rimosso gli elementi che innescano il meccanismo della replica. Un meccanismo che ripetono anche in fase di psicoanalisi e che, perciò, rappresenta una resistenza al trattamento, talvolta difficile da superare.

Tuttavia, l’analista può interpretare i comportamenti del soggetto come ricordi e procedere con un’elaborazione psichica che sostituisca la ripetizione.

E’ fondamentale prendere coscienza che non siamo in balia degli eventi né vittime del destino: possiamo fare qualcosa per cambiare la nostra vita. Dobbiamo prendere coscienza che abbiamo una responsabilità in quello che ci capita o che subiamo. Occorre interrompere il meccanismo della coazione e superare l’ostacolo più grande: la tendenza inconscia a ripetere sempre gli stessi errori.

E’ possibile superare il meccanismo della c. a r. con il supporto professionale di un terapista esperto, con una formazione esperienziale.

Attraverso l’analisi dell’inconscio, il terapeuta riporta alla coscienza del paziente il rimosso risanando le ferite che la coazione a ripetere cercava illusoriamente di fargli superare. Rielabora completamente gli eventi traumatici e negativi della sua vita allo scopo di liberarsi da schemi relazionali fallimentari, fonte di dolore e disagio. Grazie al metodo psicanalitico il paziente comprenderà quale prototipo sta ripetendo e potrà apprendere un modello differente, decifrando e interpretando ciò che grazie all’analista è stato rimosso.

 

Marijana Juefer

Ergoterapista, Consulente e insegnate ad indirizzo psicoanalitico

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