Essere troppo emotivi

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L’iperemotività viene definita come una reazione eccessiva agli stimoli emotivi per cui profondi stati depressivi possono alternarsi ad un’euforia esagerata. Viene generalmente associata allo stress e ritenuta un sintomo di nevrastenia.

Essere troppo emotivi significa manifestare determinati sintomi: sudorazione eccessiva o assente, rossori, svenimenti, tic, spasmi, tachicardia, poliuria.

Spesso, chi soffre di iperemotività viene considerato un soggetto insicuro, troppo critico verso sé stesso e gli altri. Vive una condizione esistenziale che nasce come reazione ad un trauma o inclinazione naturale del carattere, a causa o meno di un ambiente familiare ‘invalidante’.

Si tratta, il più delle volte, di un disturbo da autoregolazione emotiva, non necessariamente legato alla nevrastenia o all’insicurezza. 

L’iperemotività non deve essere considerata a tutti i costi patologica ma la conseguente manifestazione neurofisiologica di un’attivazione emozionale nel cervello.

Diverso è il discorso della reazione post traumatica da stress dovuta a traumi, danni o intossicazioni. In questo caso, tra le conseguenze troviamo alterazione neurologica dell’asse amigdala-ipofisi-ipotalamo o iper-reattività (la soglia di allerta resta elevata).

Scopriamo quali sono le cause dell’iperemotività, come gestirla e superarla sfruttandola a proprio favore e trasformandola in un’arma segreta per liberare il proprio potenziale.

Cosa significa essere troppo emotivi: caratteristiche dell’iperemotività

Essere troppo emotivi, sensibili fino all’eccesso: l’emotività ingestibile porta a sentirsi inadeguati in tante circostanze della vita quotidiana.

Le emozioni vengono percepite come inadeguate rispetto alle situazioni vissute. Il soggetto troppo emotivo arrossisce facilmente, balbetta, non riesce a frenare le lacrime oppure scoppia a ridere e non riesce a fermarsi reagendo in modo esagerato di fronte alle vicende quotidiane, a stimoli che gran parte delle persone considerano quasi neutri.

In poche parole, l’iperemotività è una reazione esagerata agli stimoli emotivi, tipica degli stati ansiosi e nevrastenici.

Questa incapacità di gestire le emozioni rende il soggetto insicuro ed instabile, porta a vivere con disagio, sofferenza o frustrazione in diverse situazioni.

La vulnerabilità emotiva presenta tre caratteristiche: elevata sensibilità agli stimoli, intensità notevole della reazione emotiva agli stimoli, lento ritorno allo stato di quiete. Si sperimentano le emozioni in modo intenso ed estremo (cupa angoscia, rabbia furibonda, terrore, profonda umiliazione, ecc.).

Se si vivono emozioni intense ed estreme anche gli stati cognitivi, i processi di pensiero diventano estremi e rigidi: il soggetto è spinto a percepire se stesso, gli altri ed il mondo in modo negativo e distorto rischiando, talvolta, atti autolesionistici e suicidari. Le emozioni, che solitamente vengono vissute in modo rapido, in questi soggetti perdurano per più tempo.

Cause dell’iperemotività

Le principali cause dell’iperemotività sono due, spesso interconnesse tra loro:

  • di tipo biologico: complicanze nella vita intrauterina, predisposizione genetica, fattori che interferiscono con uno sviluppo normale del sistema nervoso centrale in età infantile;
  • “ambiente invalidante” (spesso, familiare) in cui le proprie esperienze interiori ed emozioni non vengono ascoltate, riconosciute, validate: al contrario, vengono sottovalutate, banalizzate, punite.

Approfondiamo la questione dell’ambiente invalidante perché è importante.

Nell’ambiente invalidante, le emozioni di una persona non vengono accettate o vengono considerate sbagliate, alla stregua di paranoie o tendenza a distorcere la realtà. Eventuali deviazioni o fallimenti vengono attribuiti alla scarsa volontà o motivazione del soggetto. Addirittura, le emozioni positive vengono represse, frustrate, attribuite all’inesperienza ed immaturità del soggetto vittima dell’ambiente invalidante. Al punto tale che la persona non solo diventa incapace di esprimere la propria emotività ma tende a non fidarsi delle proprie emozioni, del proprio giudizio perché sono gli altri a suggerirgli la ‘corretta’ visione del mondo, a suggerirgli come agire. In questo contesto la situazione diventa estremamente sofferente.

Come gestire e superare l’iperemotività

Prima di pensare di superare l’iperemotività, bisogna imparare a gestirla.

La persona ipersensibile e iperemotiva ha perso il contatto con il proprio corpo e le proprie emozioni, ha una scarsa percezione di sé, non riesce a controllare il dolore, la rabbia, lo stress.

Il sistema più efficace per imparare a gestire le emozioni è l’autoregolazione. E’ possibile imparare ad autoregolarsi in vari modi tra cui una relazione affettiva, un percorso filosofico analitico, un percorso psicoterapeutico e/o ergoterapeutico, un aiuto può arrivare anche dalla meditazione. Vanno cercate tutte quelle occasioni, spazi e possibilità per fare esperienza e conoscenza del proprio sentire e che favoriscono una maggiore percezione di sé.

Innanzitutto, bisogna osservarsi, avere maggiore attenzione verso se stessi, le proprie emozioni, i movimenti interni, ciò che non piace o fa soffrire. Iniziare a scrivere in un diario può aiutare molto a far emergere emozioni sepolte.

I tre step per sperimentare l’autoregolazione sono:

  • Accettare, accogliere ciò che si prova senza giudicarlo;
  • Connettere la mente e il corpo in un dialogo costante di pensiero/sensazione per imparare a sentire come e dove si manifesta l’emozione nel proprio corpo;
  • Imparare ad esprimere i propri sentimenti da un punto di vista di intensità e qualità.

I soggetti emotivamente vulnerabili hanno un estremo bisogno di modulare le proprie emozioni attraverso specifici percorsi di ergoterapia e/o psicoterapia. Necessitano di conoscere e riconoscere il proprio mondo emotivo da un punto di vista fisiologico, cognitivo e comportamentale e di apprendere il modo più efficace per esperirle evitando reazioni impulsive.

Accogliendo, ascoltando e dando fiducia al messaggio che ogni emozione porta con sé, l’iperemotività può trasformarsi in un dono, in una forma di potere. Può rendere più empatici, ricettivi nei confronti di se stessi e degli altri e liberare un potenziale immenso.

 

Marijana Jufer

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