L’ansia e gli attacchi di panico che invalidano nella vita
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L’ansia e gli attacchi di panico che invalidano nella vita

Arrivano all’improvviso con episodi di intensa paura ed una rapida escalation dell’ansia, sintomi somatici e cognitivi. L’ansia e gli attacchi di panico invalidano la vita: chi li prova li descrive come un’esperienza terribile, ingestibile nella ‘paura della paura’. 

E’ un circolo vizioso che scatena l’agorafobia, l’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni da cui sarebbe difficile allontanarsi, fuggire. In caso di attacco di panico improvviso, nessuno potrebbe essere di aiuto. Diventa ansiogeno e difficile per il soggetto colpito uscire di casa da solo, viaggiare, stare in coda, in mezzo alla folla: schiavo del panico, la sua vita è compromessa da una costante paura, un senso di frustrazione che può sfociare in depressione secondaria.

Quali sono le cause, i sintomi e le cure per trattare il disturbo di panico?

attacchi di panico che invalidano

L’ansia e gli attacchi di panico: cause

L’origine degli attacchi di panico, come per altri disturbi, dipende da più fattori combinati tra loro (genetici, di personalità, ambientali).

E’ importante rilevare, in tal senso, la cosiddetta Anxiety Sensitivity, un atteggiamento di estrema paura in risposta a sensazioni di tipo neurovegetativo come tachicardia o dolore al petto che vengono mal interpretate come pericolose, capaci di portare alla pazzia o alla morte.

Lo sviluppo dell’Anxiety Sensitivity avviene in età infantile, già alle prime esperienze di apprendimento con i genitori in un ambiente invalidante dove si evita che il bambino esplori l’ambiente circostante in autonomia o in un clima di preoccupazione quando è ansioso.

I fattori ambientali che possono contribuire allo sviluppo del disturbo di panico possono essere:

  • Circostanze fisiche stressanti (insonnia, malattia, uso di sostanze);
  • Situazioni psicologiche (malattie o lutti in famiglia, problemi di lavoro o economici, problemi relazionali);
  • Iperventilazione (respirazione rapida e profonda che crea uno squilibrio tra i livelli di ossigeno e di anidride carbonica nel corpo).

Attacchi di panico: sintomi

In genere, l’attacco di panico si manifesta improvvisamente: raggiunge il picco nell’arco di 10 minuti e dura in media 20 minuti circa.

I sintomi tipici sono:

– Tachicardia, palpitazioni:

– Tremori;

– Sudorazione;

– Sensazione di asfissia, di soffocamento, respiro affannoso, nodo alla gola;

– Fastidio o dolore al petto;

– Vampate di calore o brividi;

– Sbandamenti, instabilità, capogiri, vertigini, sensazione di svenire;

– Disturbi addominali, nausea;

– Formicolio, torpore (parestesie);

– Paura di perdere il controllo, di impazzire;

– Paura di morire;

– Senso di irrealtà (derealizzazione) o di distaccamento da se stessi (depersonalizzazione).

Per diagnosticare l’attacco di panico bastano alcuni di questi sintomi: l’intensità e la frequenza variano da persona a persona ed a seconda delle circostanze.

Chi soffre di attacchi di panico cerca di evitare mezzi come metro, autobus, treno, aereo, macchina. C’è chi evita anche strade/autostrade molto trafficate, luoghi troppo affollati o stanze chiuse, ascensori. Il soggetto rischia di dover rinunciare al lavoro, di perdere l’autonomia (per il bisogno di essere accompagnato). Tutto questo può causare depressione, dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti. 

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Attacchi di panico: terapia farmacologica e ergoterapia

La terapia farmacologica del panico e dell’agorafobia si basa principalmente su 2 classi di farmaci:

  • Benzodiazepine (alprazolam, etizolam, clonazepam, lorazepam) che rischiano di creare una forte dipendenza;
  • Antidepressivi: TCA ovvero i triciclici (clorimipramina, imipramina, desimipramina), IMAO (inibitori delle mono amino ossidasi) e SSRI (inibitori selettivi del reuptake della serotonina come citalopram, escitalopram, paroxetina, fluoxetina). Mentre gli IMAO presentano gravi effetti collaterali, gli SSRI sono caratterizzati da minori effetti indesiderati.

Oltre alla cura farmacologica (e parallelamente a questa), gli attacchi di panico vengono per lo più trattati con la terapia cognitivo-comportamentale. In particolare, quando il disturbo di panico è legato ad un disturbo di personalità, si interviene con la terapia metacognitiva interpersonale.

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Disturbo di panico: trattamento cognitivo-comportamentale

La ricerca scientifica ha dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale è la più efficace per il trattamento del disturbo di panico.

Questa particolare terapia ha una durata relativamente breve, è a cadenza settimanale. Il paziente ha un ruolo attivo: in tandem con il terapeuta si impegna ad apprendere le modalità di pensiero e comportamento più funzionali per risolvere gli attacchi di panico, per spezzare i circoli viziosi di questo disturbo.

Come funziona la terapia cognitivo-comportamentale?

Vengono utilizzate strategie verbali per intervenire sui pensieri catastrofici (“impazzirò”, “morirò”): il soggetto impara a non temere le sensazioni fisiche dell’ansia, a conviverci, per evitare l’escalation che porta agli attacchi di panico. Attraverso il lavoro in ergoterapia la persona viene accompagnata nell´agire verso la sua autonomia e pertanto le situazioni quotidiane vengono affrontate con un affiancamento concreto che mira a ristabilire e recuperare la propria indipendenza.

Non si risolvono i problemi fuggendoli. Il trattamento cognitivo-comportamentale aiuta il paziente a non fuggire dalle situazioni temute, ad esporsi alle sensazioni fisiche che lo allarmano tramite specifici esercizi durante la seduta ed invogliando il soggetto a riprendere le attività evitate per paura. 

Il trattamento serve anche ad abbandonare progressivamente i comportamenti ‘protettivi’ che illudono di dare sicurezza come portare con sé l’ansiolitico o farsi accompagnare. Il soggetto deve recuperare la propria autonomia ed affrontare il disturbo di panico.

La terapia include tecniche esperienziali e di rilassamento, strategie utili per accettare le emozioni negative: in particolare, si applica la meditazione mindfulness e le tecniche ACT (Acceptance and Commitment Therapy).

Per avviare il trattamento, è importante ricostruire la storia di vita del cliente, i suoi legami, relazioni sentimentali e sociali, esaminare i traumi e risalire alla prima esperienza di attacco di panico. L´ergoterapista in collaborazione con altri professionisti lavoreranno su questi elementi che lo hanno reso vulnerabile: si utilizzano tecniche come l’analisi esistenziale, la storia occupazionale e le attività per elaborare questi elementi a livello emotivo.

Marijana Jufer

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