Il talento dei timidi e degli introversi
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Il talento dei timidi e degli introversi

La consulente e scrittrice Susan Cain, membro del Woodhull Institute for Ethical Leadership, ha lavorato molto sul tema del talento dei timidi e degli introversi. Ha seguito personalmente un percorso durante cui è passata dal sentirsi inadeguata all’essere orgogliosa della sua natura introversa. Ha descritto la sua personale esperienza nel libro “Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare”.

Spesso, gli introversi sono etichettati come timidi, vengono penalizzati in quanto dovrebbero conformarsi ad una società estroversa. Non è così. Estroversi ed introversi si approcciano in modo diverso alle situazioni sociali in termini di ambienti di lavoro preferiti, stile di comunicazione, gestione dei propri spazi nella vita privata, tempi necessari per riflettere ed agire.

Secondo Susan Cain, che spiega ampiamente cosa significa essere introversi e quale ruolo abbiano nella società, i soggetti introversi devono essere incoraggiati a fare ciò che sanno fare meglio di altri. 

Spieghiamoci meglio.

talento degli introversi

Il talento dei timidi e degli introversi secondo Susan Cain

E’ importante che gli introversi vengano incoraggiati a dare il meglio di sé a 360 gradi, in particolare per un buon sviluppo delle capacità professionali e di leadership.

Susan Cain sottolinea che c’è una differenza di base tra essere introversi e timidi. La persona timida ha paura delle critiche altrui, del giudizio sociale. Per l’introverso non è una questione di paura e inibizione ma di scelta: non fa gruppo, ama starsene in disparte, è orientato verso l’interno, predilige il silenzio della solitudine alla folla, ama i luoghi tranquilli per riflettere e prepararsi così alla vita quando è il momento di agire. 

Se gli estroversi hanno bisogno di stimoli, gli introversi risultano essere più attivi e produttivi in ambienti tranquilli e informali. Ognuno ha la sua strada da percorrere ed i mezzi per percorrerla: deve, perciò, sintonizzarsi sulla corretta zona di stimolo se vuole massimizzare il suo talento.

Il potere degli introversi è racchiuso nella loro capacità di stare soli e di riflettere. La società non dovrebbe reprimere la loro natura credendo, in modo assolutistico e ingenuo, che l’estroversione sia sinonimo di sicurezza di sé, intelligenza, autostima. L’ideale sociale è ‘lavorare in team’, produrre e creare solo in ambienti ad elevato stimolo sociale. Mentre l’ambiente di lavoro tende a penalizzare gli introversi, questi dimostrano di essere meno inclini ad assumersi rischi sconsiderati ed eccessivi, più attenti ai dettagli, più riflessivi.

Tante menti creative sono introverse: dimostrano che la creatività necessita di solitudine per ottenere risultati, di concentrarsi in assenza di distrazioni e stimoli esterni.

il potere degli introversi

Il potere degli introversi

Il concetto di introversione, risalente agli studi di Carl Jung, è riferito alla modalità preferita di certe persone di ricavare energia.

La classificazione dei ‘Tipi psicologici’ di Jung parte dalla distinzione fra estroversione e introversione. A differenza del mondo orientale, nel mondo occidentale l’introversione non è apprezzata: spesso, i genitori si rivolgono a specialisti per ‘sanare’ l’introversione dei loro figli.

Per Jung, l’introversione è una funzione importante almeno quanto l’estroversione, è un orientamento dell’energia psichica. Ognuno di noi avrebbe bisogno di entrambe le funzioni (estroversione e introversione) seppure domini sempre l’una piuttosto che l’altra.

In Occidente, è opinione diffusa credere che gli estroversi siano vincenti, sicuri di sé, carismatici, affascinanti, pur non avendo profondi valori e sentimenti, bensì una natura narcisistica. Si preferiscono le urla di chi vuole imporsi piuttosto che una comunicazione profonda e di qualità. 

Gli introversi si notano appena, tranne quando emergono attraverso opinioni che colpiscono per la loro saggezza. Non vanno di moda eppure, a dispetto di quanto si possa credere, hanno successo e possono ricoprire ruoli di leader. Sono in grado di instaurare forti legami sociali ma preferiscono l’intimità, sono spinti più ad ascoltare che a parlare, a scrivere più che a conversare, evitano conflitti e polemiche. Sanno modulare la loro personalità in base alle circostanze. Hanno bisogno di credere alle proprie viscere e alle proprie idee prima di condividerle anche se sono diverse dalla maggioranza in un mondo di estroversi.

Nel suo libro, Susan Cain incoraggia gli introversi a restare fedeli alla propria natura, incoraggia la società e le aziende a sostenerli ed a trarre vantaggio dal loro talento.

evviva la timidezza

Il potere dei timidi

Se, in passato, la timidezza ha rappresentato un’inesauribile fonte di ispirazione (vedi Shakespeare, Proust, Rousseau, Einstein, Schumann, Tolstoj), oggi si trova ad un bivio. Da una parte, studiosi ed associazioni sono spinti a valorizzarla, rivalutarla, evidenziando virtù come temperamento riflessivo, riservatezza e pudore. Dall’altra, gruppi di aiuto-aiuto offrono ai timidi la possibilità di ‘guarire’ come a coloro che devono smettere di bere. Viene considerata una sorta di patologia sociale: ci viene insegnato a non mostrare emozioni, a negarle e questo non è affatto positivo. 

Nei casi più gravi, il timido può essere aiutato a superare i suoi limiti senza la pretesa di rieducarlo col rischio di snaturare la sua personalità. Una volta superati i limiti che possono condizionare la vita attraverso un buon percorso psicoterapeutico, bisogna rivalutare la timidezza e le sue virtù (sobrietà, discrezione, rispetto per la privacy). Mai forzare il bambino timido ad omologarsi forzatamente ad un mondo che lo infastidisce, rumoroso o volgare. Tale forzatura lo porterebbe alla frustrazione, alla depressione, mentre la timidezza è un talento che andrebbe coltivato come tale.

Questo per esperienza diretta dalla mia vita. Amo e adoro la mia introversione e la mia timidezza perché mi portano ogni giorno ad essere vera e non poter indossare maschere.

Marijana Jufer

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