L’importanza del gioco simbolico
L´importanza del gioco

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Con questo articolo propongo una panoramica riassuntiva sulla´importanza del gioco simbolico in riferimento a ciò che andiamo a realizzare concretamente nelle attività del progetto e metodo delle Fiabe Agite. Nel blog trovate una sezione dedicata ad approfondimenti per quanto riguarda il supporto teorico del progetto e metodo delle Fiabe Agite.

Il gioco è un’attività essenziale per lo sviluppo intellettivo del bimbo, nella prima infanzia. L’importanza del gioco simbolico si fonda sulla sua estrema utilità per lo sviluppo dell’aspetto cognitivo, affettivo e sociale del bambino.

Cosa si intende per ‘simbolico’? Il gioco simbolico utilizza qualcosa per rappresentarne un’altra. Il pensiero del bimbo è separato dagli oggetti. La sua azione nasce dalle idee più che dagli oggetti (Vygotskij). Un bastone può diventare un cavallo, una matita un termometro o una siringa come nel gioco del dottore, un pezzo di legno si trasforma in una bambola, ecc.

Il bimbo crea, fantastica, trasforma un oggetto dandogli un significato diverso, una proprietà che non possiede nella realtà seppure l’oggetto usato abbia sempre una qualche caratteristica in grado di evocare la realtà rappresentata.

Il gioco di rappresentazione, finzione, identificazione e immaginazione è un’esperienza di crescita autentica. Il bambino è totalmente assorbito nel gioco, lo vive con serio impegno. Genitori e educatori devono assecondare pienamente le proposte di gioco dei bimbi non soltanto predisponendo oggetti, abiti e scenari utili ma facendo domande, sollecitando in lui la pianificazione ed il senso stesso delle sue intenzioni ludiche.

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L’importanza del gioco simbolico nel bambino per conoscere e adattarsi al mondo

Il bambino ha un estremo bisogno di conoscere e adattarsi al mondo. Attraverso la finzione ludica e l’attività creativa può intervenire in modo attivo e costruttivo sulla realtà per vivere direttamente situazioni reali e allargare le proprie esperienze, il proprio campo d’azione e di conoscenza.

Con il gioco simbolico sviluppa il pensiero astratto nel delicato periodo di vita che va dai 12 mesi ai 6 anni. Inventa, crea situazioni aiutandosi con l’immaginazione allo scopo di superare i limiti delle sue possibilità d’azione reale.

Nei giochi di finzione, del “fare finta che…”, il bimbo segue un impulso sostanzialmente imitativo con cui varca i limiti dell’infanzia per proiettarsi nel mondo degli adulti ed avere modo di impersonarne ruoli.

Nella prima infanzia, il gioco è bisogno e piacere. E’ strettamente legato ad esperienze sensoriali e motorie che il bimbo stesso mette in atto. Attraverso il gioco senso-motorio conosce con organi di senso e bocca, muove gli oggetti e li fa cadere, tocca, fa rumore, sposta. Nel tempo, sviluppando il linguaggio, il bambino estende ed arricchisce le sue rappresentazioni. Entra in contatto con gli altri e sviluppa l’aspetto socio-emotivo divertendosi ad imitare le persone che lo circondano (genitori, educatori, ecc.). 

Grazie al gioco simbolico riprodurrà gesti, attività e momenti della quotidianità e tutto questo lo aiuterà a crescere dal punto di vista relazionale e di autonomia.

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Il gioco del ‘far finta che’: primi approcci del bambino dai 2 anni di età

Nei primi mesi di vita, il bambino si concentra sugli oggetti che impara a conoscere attraverso i sensi.

Nel gioco simbolico, per il bambino è importante lo scopo dell’attività. E’ fuori di dubbio che sappia distinguere tra realtà e finzione.

Gli studiosi individuano intorno ai 2 anni di età l’inizio del gioco simbolico vero e proprio in cui il pensiero si separa dagli oggetti e l’azione scaturisce più dalle idee che dalle cose.

Sperimenta una nuova forma di pensiero che gli consente di vedere oltre gli oggetti, di usare l’immaginazione, la fantasia, la creatività.

Il gioco del ‘far finta che’ è la capacità rappresentativa del pensiero. In questa fase, il bambino è in grado di pensare ed immaginare cose, persone e situazioni a prescindere dalla loro presenza. Sa anche creare associazioni mentali, coglie similitudini tra gli oggetti nella forma, colore e  dimensioni (la matita somiglia ad una bacchetta magica).

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L’importanza del gioco simbolico nel bambino fra i 3 e i 6 anni

Nell’età compresa fra i 3 e i 6 anni, il gioco simbolico si trasforma in un vero e proprio gioco di ruolo. Se nei primi giochi di finzione soltanto il bambino aveva un ruolo attivo, in questa fase bambole e pupazzi prendono vita. Il bimbo li fa camminare, parlare, recitare una parte.

Il gioco si fa più complesso. Il bambino comincia ad inscenare situazioni, una sorta di piccolo teatro. Assegna ruoli alle persone, crea copioni veri e propri. Diventa il gioco del ‘facciamo finta che io sono e tu sei’.

A volte il bambino gioca per proiettarsi nel mondo degli adulti superando i suoi limiti oppure chiede all’adulto di recitare un ruolo diverso e lo osserverà con attenzione. Altre volte, mette in scena momenti che vuole rivivere per dare un significato diverso alle sue esperienze o per liberarsi delle proprie paure.

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Metacognizione e teoria della mente

L’importanza del gioco simbolico riguarda molti aspetti dello sviluppo del bambino.

Con il gioco simbolico può sviluppare autoconsapevolezza, creatività e immaginazione, conoscere più a fondo le proprie emozioni e quelle degli altri, esplorare il mondo degli adulti o mondi sconosciuti, sperimentare abilità cognitive e relazionali, osservare gli adulti e capirli. 

Le varie forme di gioco simbolico e finzione ludica del bambino sono legate allo sviluppo della cosiddetta metacognizione e della teoria delle mente.

La metacognizione è l’abilità di riflettere sui propri pensieri che permette di conoscere ed agire sui propri stati mentali (ad esempio modificare i meccanismi di apprendimento).

La teoria della mente è la capacità umana (fondamentale nella vita) di riflettere sui propri pensieri e su quelli altrui che permette anche di formulare ipotesi sul comportamento degli altri. 

Il role-play terapeutico

Immergersi in un gioco simbolico sviluppa l’immedesimazione. Interpretare un ruolo diverso dal proprio libera da vergogne, paure, aiuta molto nelle relazioni e nella comunicazione verbale, serve ad esternare emozioni.

Lo specialista può utilizzare il role-play terapeutico lasciando che un bambino o un adolescente si immerga in contesti che generano paura, ansia, pressione. ‘Facendo finta’ di vivere una situazione che crea paure o ansie all’interno di un ambiente protetto, sicuro, accanto ad un adulto, il bambino può non solo sperimentare ma affrontare al meglio le proprie emozioni.

Bambini con disturbi del linguaggio e dello sviluppo possono trovare una risorsa importante nel gioco simbolico. Nel gioco di finzione si può aiutare il bambino con problemi di comunicazione ad acquisire più fluidità nell’espressione verbale.

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Marijana Jufer

Ergoterapista

Ideatrice Fiabe Agite

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