Lo sviluppo e l’integrazione sensoriale
integrazione sensoriale

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Il primo, storico testo che ha affrontato la processazione sensoriale in modo completo s’intitola “Il bambino e l’integrazione sensoriale“. E’ frutto del lavoro e di una lunga ricerca della terapista occupazionale Anna Jean Ayres. La Ayres ha coniato il termine di ‘disfunzione dell’integrazione sensoriale’ nel 1960 eppure, ad oggi, lo sviluppo e l’integrazione sensoriale non sono argomenti conosciuti ai più, professionisti inclusi.

In questo focus, cercheremo di spiegare di che si tratta in modo semplice.

Partiamo dalla scoperta di Anna Jean Ayres. Con il termine di disfunzione dell’integrazione sensoriale ha descritto ciò che riteneva alla base dei disturbi di apprendimento. Osservando pazienti che provavano dolore nel pettinarsi o nel lavarsi i denti, arrivò alla conclusione che il problema principale risiede in un’organizzazione inefficiente delle informazioni sensoriali a livello cerebrale. La Ayres arrivò ad una conclusione: molti bambini considerati impropriamente affetti da un disturbo comportamentale o emozionale, in realtà soffrono di un disturbo biologico responsabile di una disorganizzazione dell’input sensoriale ricevuto dal sistema nervoso.

Dalla sua teoria derivò la Terapia dell’Integrazione Sensoriale (SIT, Sensory-Integration Therapy), una tecnica terapeutica presente nel panorama delle terapie destinate ai disturbi dello sviluppo. 

Il lavoro di Jean Ayres ha inciso notevolmente anche sul sistema di classificazione CD:0-3 dei disturbi di regolazione del bambino (nuova categoria diagnostica) e sulla sua forma più recente CD:0-3R, nonché sullo studio dei disturbi delle percezioni sensoriali nello spettro autistico e sullo sviluppo del modello DIR (trattamento dei bambini con bisogni ‘speciali’). 

sviluppo infantile

Lo sviluppo e l’integrazione sensoriale nel bambino

L’integrazione sensoriale consiste nella capacità del cervello di elaborare in modo adeguato le informazioni sensoriali ricevute dal corpo e dal mondo esterno e di organizzarle efficacemente, in modo funzionale al nostro essere e muoverci nel mondo. E’ stato stimato che oltre l’80% dell’energia del sistema nervoso sia impegnata nell’organizzare dati sensoriali.

Coma ha scritto Anna Jean Ayres l’integrazione sensoriale è “ciò che cambia le sensazioni in percezioni”.

Il processo percettivo è complesso: collega le sensazioni (informazioni ricevute dagli organi di senso) ad altre esperienze, conoscenze ed informazioni dando un significato preciso al mondo che ci circonda. E’ un filtro che serve a selezionare, a dare più spazio ad alcune informazioni piuttosto che ad altre. Ognuno ha il suo filtro che lo distingue da altri. 

Per arrivare alla percezione, è necessario innanzitutto che l’integrazione sensoriale funzioni a dovere: il bambino registra l’informazione sensoriale, la comprende, la interpreta, la organizza per utilizzarla nel comportamento e nelle reazioni. Tutto questo avviene spontaneamente, in modo naturale.

In sintesi, l’integrazione sensoriale mette in relazione tutto, crea un’esperienza unitaria partendo dalle singole sensazioni e mettendole insieme in modo efficiente.

Il gioco libero, il movimento (almeno un paio d’ore al giorno) favoriscono ed alimentano l’integrazione sensoriale. E’ fondamentale soprattutto nei primi 7 anni di vita.

La disfunzione dell’integrazione sensoriale

Per spiegare in che modo il cervello organizza (individua, classifica e ordina) le sensazioni, Anna Jean Ayres lo paragona ad un vigile che dirige il traffico. Se il flusso delle sensazioni è disorganizzato, la vita può trasformarsi in un “ingorgo stradale nell’ora di punta“. Se invece il ‘vigile’ dirige in modo corretto ed efficiente il ‘traffico’, il cervello può utilizzare le sensazioni per creare percezioni, azioni, conoscenza.

Quando il cervello non riesce a comprendere ed organizzare i dati sensoriali per un malfunzionamento, si parla di disfunzione dell’integrazione sensoriale. Non è una degenerazione o una malattia. E’ un malfunzionamento che non ha nulla a che vedere con il quoziente intellettivo  e che potrebbe non essere rilevato a livello neurologico. Il problema non risiede neanche negli organi di senso (che funzionano regolarmente) ma nel modo in cui funziona il cervello nel registrare ed organizzare i dati sensoriali. L’informazione non arriva, si perde nel tragitto verso il cervello e, quindi, non può essere organizzata.

Ayres spiega che il bambino con disfunzione dell’integrazione sensoriale ha un set completo di neuroni ma, talvolta, questi neuroni non comunicano tra loro, non lavorano insieme, quindi ciò che fanno risulta inutile e superfluo.

Se le sensazioni non vengono elaborate in modo adeguato dal cervello, si avrà una percezione del mondo distorta che può provocare difficoltà a livello emotivo-comportamentale. L’apprendimento diventa difficile, la capacità di affrontare i bisogni quotidiani e lo stress è scarsa. Tale deficit può interferire con le capacità motorie e con lo sviluppo sociale nel complesso.

Le cause di questo malfunzionamento del cervello possono derivare da fattori ereditari, genetici, combinati a fattori ambientali (ambiente privo di stimoli o con scarse possibilità di movimento).

disturbi sensoriali

Disfunzione dell’integrazione sensoriale: i segnali spia nei bambini

Già dai primi mesi di vita, i bambini possono manifestare alcuni segnali spia che potrebbero indicare un deficit dell’integrazione sensoriale, seppure non abbiano valenza diagnostica. Sono semplicemente da approfondire con il pediatra. 

Alcuni segnali spia nei bambini possono essere:

– non gattonare o rotolarsi, non sedersi e non iniziare a camminare;

– reagire male ai cambi di posizione, non voler stare sdraiato sul fasciatoio;

– avere un ritardo nello sviluppo del linguaggio;

– fare fatica a ricevere i segnali verbali o non verbali degli altri o a relazionarsi con gli altri;

– essere troppo selettivo con il cibo, rifiutare certi colori, sapori, odori.

 Ciò che può far sospettare una scarsa integrazione sensoriale è, in particolare:

l’ipersensibilità e iperreattività agli stimoli: al bambino basta un minimo stimolo per manifestare reazioni molto forti (ad esempio, un lieve sfioramento potrebbe causargli una forte crisi di pianto);

l’iposensibilità e iporeattività agli stimoli: al bambino serve uno stimolo molto intenso affinché lo percepisca o reagisca.

Tutto questo rende insopportabile anche qualsiasi cambiamento e può avere un forte impatto sullo sviluppo socio-emotivo del bambino, ingenerare in lui paura, rabbia, ansia, aggressività, inibizione.

La disfunzione dell’integrazione sensoriale non si risolve da sola con la crescita. E’ necessario rivolgersi a specialisti in grado sia di diagnosticare il problema sia di intervenire con una terapia adeguata.

 

https://www.inconsonanza.ch/il-metodo-floortime-e-il-modello-dirfloortime/

Bibliografia e riferimenti

https://www.google.com/search?q=integrazione+sensoriale&client=safari&rls=en&sxsrf=ALeKk03sxG_ZiOvZPzRhpqspKbRJvpuDJg:1624182729578&source=lnms&tbm=bks&sa=X&ved=2ahUKEwjUtZWV-KXxAhVH_rsIHR6oADEQ_AUoAXoECAEQCw&biw=1264&bih=747

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