Paura del rifiuto e disforia sensibile al rifiuto

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A nessuno piace sentirsi rifiutati ma, in certi casi, la paura del rifiuto diventa patologica e si trasforma in disforia sensibile al rifiuto (RSD). 

La RSD fa parte dell’ADHD, ovvero del disturbo da deficit di attenzione/iperattività che si traduce in un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Anche le persone con autismo sono più sensibili e predisposte all’irrequietezza e all’impulsività.

La disforia sensibile al rifiuto è caratterizzata da una sensibilità emotiva a critiche o rigetti estrema, dolorosa, talvolta distruttiva, innescata da un problema neurologico debilitante che compromette le relazioni sociali. 

Tristezza, eccessiva frustrazione, percezione di essere respinti, criticati o presi in giro, senso di fallimento, convinzione di non essere all’altezza delle aspettative degli altri, stato depressivo cronico: la disforia sensibile al rifiuto causa tutto questo. Chi soffre di RSD si sente più ferito rispetto agli altri perché non è in grado di gestire il rifiuto. Spesso, terapisti e medici possono confondere questi sintomi con i segni tipici della fobia sociale e disturbo dell’umore. E’ necessario conoscere l’intensità emotiva che caratterizza l’ADHD per eseguire una corretta diagnosi.

paura del rifiuto

Come controllare la RSD?

Paura del rifiuto e disforia sensibile al rifiuto: sintomi

E’ importante saper individuare i segni riconducibili alla disforia sensibile al rifiuto. Non è facile, visto che possono essere confusi con quelli della depressione, fobia sociale, disordine bipolare, disturbo post traumatico da stress o disturbo borderline di personalità. E’ necessario, perciò, affidarsi ad uno specialista.

Tra i sintomi tipici di RSD, troviamo: 

  • Tendenza ad evitare contesti sociali;
  • Bassi livelli di autostima;
  • Comportamento in cerca di approvazione;
  • Alte aspettative per sé stessi;
  • Paura di commettere errori;
  • Scoppi emotivi frequenti dopo essere stati respinti, criticati, feriti;
  • Ansia;
  • Disperazione;
  • Aggressività, rabbia in circostanze spiacevoli.

I sintomi di RSD tendono ad essere brevi e vengono innescati non da un evento reale ma da cicli emotivi: possono peggiorare nel tempo se non vengono adeguatamente trattati in un percorso di accompagnamento che può essere quello dell´analisi filosofico esistenziale.

La disforia sensibile al rigetto può colpire chiunque, anche se i fattori di rischio sono ADHD e autismo.

Possibili cause dell’RSD

Le cause che innescano il comportamento di chi è affetto da RSD non sono state comprese del tutto; si pensa a più fattori.

Si ritiene che la disforia sensibile al rifiuto possa essere causata da:

  • Rifiuto o abbandono nel periodo dell’infanzia;
  • Genitori troppo negligenti o critici il cui comportamento provoca paura del rifiuto e dell’abbandono e bassa autostima;
  • Episodi di bullismo subiti dal soggetto.

Si ipotizza una predisposizione genetica alla disforia sensibile al rigetto, una sorta di ereditarietà genetica.

Disforia sensibile al rifiuto: diagnosi

Bisogna evidenziare che la disforia sensibile al rigetto non è legata ad una diagnosi riconosciuta nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Di conseguenza, non è sempre facile o possibile effettuare una diagnosi professionale.

Come specialisti in questo campo dobbiamo, innanzitutto, escludere la presenza di ADHD o del disturbo dello spettro autistico chiedendo una diagnosi preventiva. Se vengono escluse queste condizioni, lo specialista può raccomandare lo screening per meglio comprendere le origini delle reazioni emotive.

Sicuramente, il medico, il terapeuta o il consulente aiuteranno la persona nell´indagare ponendo una serie di domande al cliente come, ad esempio: “Provi aggressività o una rabbia intensa quando qualcuno ferisce i tuoi sentimenti o quando vieni respinto e criticato?”.

RSD: trattamenti, accompagnamenti, ergoterapia, analisi filosofica esistenziale, terapia cognitivo comportamentale, farmaci, stile di vita

Per trattare la disforia sensibile al rifiuto, il medico può prescrivere un trattamento farmacologico, la terapia occupazionale (ergoterapia), la consulenza e un cambiamento nello stile di vita (affiancato da un consulente o un ergoterapista).

I farmaci possono alleviare i sintomi associati alla RSD come depressione e iperattività. Esistono due opzioni farmacologiche: gli alfa-agonisti (come guanfacina o clonidina) e gli inibitori delle monoaminossidasi (IMAO).

Guanfacina e clonidina risultano essere il trattamento più semplice: servono a controllare la pressione sanguigna, interagire con i recettori nel cervello, ridurre le risposte emotive e l’iperattività. Sono in grado di dare sollievo a circa un terzo dei soggetti che soffrono di RSD.

Molti medici considerano la terapia con inibitori delle monoaminossidasi (IMAO) il trattamento preferito per la RSD: si ottengono risultati significativi in ​breve tempo con il minor numero di effetti collaterali. 

Un trattamento efficace che il medico indubbiamente suggerirà è l´ergoterapia o la consulenza o la psicoterapia e gli approcci basati sulle terapie espressive, il metodo cognitivo comportamentali (CBT). Tutto questo aiuta a ridurre l’ipersensibilità, semplifica la gestione del rifiuto e delle critiche. Si può definire un tipo di talk terapia che insegna al paziente tecniche di coping per riuscire a gestire lo stress, risolvere conflitti relazionali, superare abusi o traumi emotivi, migliorare la comunicazione. In ergoterapia viene fatto un accompagnamento nella vita quotidiana al fine di acquistare o riacquistare la propria performance e poter svolgere le attività e le occupazioni desiderata comprese quelle lavorativa, del tempo libero e famigliare. Mentre Per quanto riguarda la consulenza filosofica si andrà a svelare il proprio nucleo sano e a rendere le proprie capacita più salde riorientando il proprio pensiero verso una visione più congruo della vita rispetto alla propria dimensione interiore e al senso che viene dato all´agire e alla vita stessa. Nel lavoro educativo di riordinamento del pensiero si arriva a costruire e a cambiare in modo duraturo il proprio stile di vita e pertanto la propria quotidianità acquisendo quelle live skills indispensabili per vivere una buona vita.

Ciò che il soggetto affetto da RSD può fare da solo per gestire al meglio la risposta emotiva è provare a cambiare comportamento, cercare di capire razionalmente se è reale ciò che percepisce come critica o rifiuto, controllare emozioni e sentimenti feriti, mantenere la calma quando sta per sopraggiungere rabbia e aggressività, parlare con qualcuno delle proprie sensazioni. 

Seguire una dieta sana ed equilibrata, svolgere una regolare attività fisica e dormire molto: sono queste le tre strategie di cambiamento dello stile di vita che possono aiutare a ridurre il livello di stress generale ed a controllare le emozioni.

Alla base di questo disturbo troviamo, da parte dell´”ambiente relazionale” vissuto,  una mancata capacità di accoglienza e rielaborazione del contenuto da parte delle persone che si sono prese cura della persona sofferente o di altre persone e esperienze incontrate e vissute nei propri ambienti di vita relazionali. Per poter realmente giungere a un cambiamento stabile occorre cambiare ambiente relazionale e trovare una persona capace, e io lo sono, di fare questo tipo di lavoro di contenimento aiutando così a rielaborare il vissuto rendendolo carico dell´emotività “giusta” per poter agire in modo costruttivo e non reattivo.

 

Marijana Jufer

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