Relazioni Agite e Ristrutturanti. Inconscio e proiezioni a due

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Un Introduzione alle Relazioni agite e ristrutturanti:

Ogni incontro con l´altro diverso da sé si sviluppa attraverso un interazione e in seguito, se essa continua, si da vita a una relazione creata da due o più individui in uno stesso luogo e tempo.

Nell´incontro si avviano in noi molti processi inconsci e consci. In questo contesto mettiamo il focus prevalentemente su quelli inconsci in quanto non siamo in grado di controllarli, se non per mezzo di uno specchiamento offerto da un´altro.

Nella Relazione Agita si chiede agli´attori in questione impegno nell´incontrarsi e creare una relazione emotivamente permissiva di uno sviluppo e una crescita. Si cerca di aprire la porta all´accoglienza e alla resilienza. Creando una partnership cooperativa, dove ognuno è chiamato a impegnarsi nella regolazione emotiva e nell´autodeterminazione, si giunge a un individuazione e alla capacità di creare relazioni soddisfacenti e a lungo termine.

A ognuno è richiesto di inoltrarsi nella capacità di introspezione e di riconoscimento delle proprie dinamiche proiettive, quando queste sono tendenti verso la distruzione di sé e dell´altro, e di agire verso la costruzione.

In primo luogo viene fatta una analisi biografica iniziale nella quale vengono indagate le componenti relazionali vissute e il fare ad esse collegato nella quotidianità, e nelle sfere di azione dei ruoli richiesti o scelti della vita di una persona.

In seguito si costruiscono le basi, diciamo i pilasti fermi, del percorso insieme e ognuno ha le sue sponde dove poter ritrovare un punto fermo nel momento in cui si arriva a situazioni di tensione o di disagio.

Ci si inoltra nel mondo delle proiezioni e nella cosnoscenza di sé.

Quello che si vede nell´altro molto spesso è in noi ed è di nostra conoscenza e uso.

Avete in mente quando una persona proprio non vi piace o vi mette a disagio? Ecco a volte è una cosa reale e quella persona non è proprio da frequentare ma non sempre è così. Forse vi ricorda qualche esperienza passata che la vostra memoria implicita riporta a galla e riaccende i sensori di una volta. Molte volte è proprio il caso di stare lontano da quelle situazioni, ma quando questo accade al lavoro o in famiglia o in situazioni dove non potete sfuggire, è il momento in cui fermarsi a sentire e capire da dove arriva questo disagio al fine di superare questo sentire, che rende inquieta, con le emozioni, la nostra presenza. Può arrivare l´ansia o peggio gli attacchi di panico, la rabbia, la vergogna, o altre emozioni. Chiamiamole campanelli con cui il corpo e il cervello ci avvertono di qualcosa che dovremmo portare a conoscenza della mente al fine di poter scegliere la nostra reazione in lucidità e fermezza.

Proiezioni

Quando si è in preda alle proiezioni si è rapiti da esse e la realtà che si vede non lascia spazio ad altre interpretazioni. In questo modo la credenza creatasi indirizza la propria visione verso un unica direzione possibile. Nel caso in qui l´esperienza vissuta provoca dolore si ha la percezione di non avere scampo. Possiamo fare l´esempio del bambino piccolo quando inciampa, cade, e poi dice che l´ha fatto cadere un´altro e che è colpa sua e magari va anche a urlargli adesso o a picchiarlo. Ecco si diventa come quel bambino che colpevolizza l´altro dell´accaduto non vedendo affatto la situazione lucidamente. Si tende a fare una analisi della realtà attraverso i dati “immaginari” e non reali.

Le ancore

Si resta così ancorati al proprio mondo inconscio che travalica nella realtà scombinandola a suo piacimento e voi ne siete attori e spettatori. Ecco, interessante è il poter diventare registi di queste trame, per lo meno prima di avviarle  o poterle avviare a proprio piacimento. Come? È un lavoro inizialmente complesso, sopratutto per chi il suo spettacolo l´ha bello ingarbugliato, per altri va più velocemente ma ogni situazione ha i suoi ritmi che vanno rispettati.

Per quei bambini che sono cresciuti rimasti soli con se stessi, la fantasia e la creatività sono state, o sono, il salva vita che permette di tenere insieme un “IO” unito, ma molto fragile, in quanto mai saldamente ancorato, o che è stato imposto o mai riconosciuto. In situazioni così poste il sé viene offuscato e non si sa bene chi si è, qual´è la propria strada da percorrere. Si resta molto sensibili e facilmente evitanti o si preferisce isolarsi dal resto del mondo.

 

In questo tipo di lavoro a due o di gruppo si andranno a ristrutturare o riconoscere le dinamiche interiori attraverso la relazione ristrutturante in azione concreta, in costruzione e realizzazione di attività comuni con obiettivi condivisi al fine di esperire e far tesoro dentro di sé della capacità di andare a meta insieme e quindi placare quel vuoto interiore di solitudine e abbandono.

Ci si nutre di cibo buono e che fa crescere.

Ad esempio nella pratica le attività che solitamente si scelgono inizialmente, spesso, riguardano proprio la cucina, l´alimentazione e la cura di sé. Si inizia principalmente da qui che sono le attività necessarie a soddisfare i propri bisogni.

 

Marijana Jufer

 

 

 

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