Data

Qualsiasi emozione ha la sua importanza, rappresenta il segnale di ciò che sta avvenendo fuori e dentro di noi. Non sono poche le persone che hanno difficoltà a rapportarsi con le proprie emozioni, a riconoscerle e, così, un’emozione ne sostituisce un’altra, maschera altri stati d’animo. La rabbia è una maschera di altre emozioni che bisogna individuare e tirare fuori.

La rabbia è un sentimento primordiale, che nasce dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente circostante. Alle origini, aveva una funzione adattiva, oggi può trasformarsi in un emozione disadattiva; si perde la calma quando ci troviamo davanti ad un ostacolo o riteniamo che una persona sia responsabile di un danno subito. Possiamo provare rabbia nei confronti degli altri o di noi stessi oppure per un evento esterno. Ognuno di noi reagisce ad un fattore esterno in modo diverso, soggettivo: di fronte allo stesso evento, una persona reagisce con scoppi d’ira mentre un’altra con la più totale indifferenza. Chi non è in grado di controllare gli scoppi d’ira spesso non è consapevole dei motivi reali che lo spingono a comportarsi in questo modo.

La maschera della rabbia

Scienza, psicologia, antropologia hanno dimostrato che la rabbia ha origini antiche: è la primordiale reazione-azione di attacco e fuga che si attiva per difesa. In origine, consentiva all’uomo la conservazione della specie reagendo alle minacce, ai pericoli. Era un modo aggressivo (necessario) di affrontare la vita.

La cultura ha appiattito la nostra sfera emozionale:

la rabbia è diventata un’emozione esclusivamente negativa,

l’ha inibita,

è diventata la maschera di altre emozioni,

cova finché non esplode diventando pericolosa. 

La rabbia nasce come reazione alla frustrazione che, a sua volta, nasce dal dolore, dal mancato soddisfacimento di un nostro desiderio, obiettivo. Maschera il dolore perché il dolore fa apparire deboli, mentre l’ira aggressiva fa illusoriamente sentire forti. In realtà, dietro l’aggressività si cela paura, insicurezza, vulnerabilità.

Gli scoppi d’ira incontrollata, le esplosioni di rabbia ripetute celano una profonda sofferenza interiore. 

Spesso, succede a chi è particolarmente sensibile alle esperienze di rifiuto, abbandono, perdita. Non si sente compreso, è convinto che tutti ce l’abbiano con lui. Al minimo sentore di disinteresse o rifiuto da parte di una persona, scatta la sensazione di apatia, frustrazione, tristezza e rassegnazione che scatenano la rabbia.

Non è l’evento in sé che fa arrabbiare ma il significato e l’interpretazione soggettiva dell’evento. Non riesce a controllare la rabbia chi è portato a leggere il comportamento altrui in maniera negativa e spesso esagerata. I suoi timori lo spingono a dare conclusioni infondate.

Si prova rabbia, non si capisce bene perché o non si è in grado di gestirla. Da dove nasce?

La rabbia può essere la maschera di depressione, senso di colpa o vergogna.

‍Quando si prova una rabbia incontrollata e, allo stesso tempo, si pensa che il mondo intero ce l’abbia con noi e nessuno ci capisca, dietro questa rabbia potrebbero celarsi:

  • Depressione: si percepisce di aver fallito irrimediabilmente un proprio obiettivo;
  • Senso di colpa: si pensa di aver causato un danno a qualcuno o di aver violato norme morali;
  • Vergogna: paura di fare una brutta figura, di perdere la faccia o la propria reputazione.

Ciascuna di queste tre emozioni ‘percepite’ possono incidere negativamente nelle relazioni con gli altri.

Il senso di colpa, a volte, è un modo comodo per ricevere compassione e perdono dagli altri: questo blocco evita la fatica di affrontare un’emozione spiacevole modificando comportamenti che non ci soddisfano.‍

‍La rabbia cronica

Dietro la rabbia inconsapevole, esagerata e costante che si trasforma in stile di vita, nel modo predominante di affrontare situazioni e problemi, si cela un certo grado di frustrazione, depressione e paura. Paura che nasce dalla sensazione di non saper controllare una situazione o una persona. Tutto viene affrontato con fastidio, intolleranza, astio.

La rabbia cronica è rivolta verso sé stessi: si manifesta con urla, tensione costante, critiche verso gli altri, broncio permanente, problemi digestivi, disturbi del sonno. 

Il peggior nemico è l’Io per esperienze passate non risolte: gli altri sono soltanto una scusa, un riflesso, un bersaglio che viene utilizzato per esprimere la rabbia. Non sono i difetti degli altri o la crisi economica o le guerre che fanno stare male ma ciò che si vorrebbe essere e che non si è. Il soggetto si giudica in modo severo, si colpevolizza e si tormenta. L’ego non dà modo di comprendersi e di perdonarsi per situazioni irrisolte con se stessi, non con gli altri.

La rabbia normale (entro certi limiti e quando la situazione lo richiede) ha la funzione di proteggerci da ciò che può ferirci. La rabbia cronica, invece, non ci aiuta: frena le nostre azioni dirette a raggiungere un obiettivo. Fa stare male a livello psicofisico, è dannosa per le relazioni sociali. Per paura di soffrire si esplode, si diventa aggressivi, ostili e le persone si allontanano. 

Le persone perennemente arrabbiate hanno paura di soffrire ed utilizzano lo strumento dell’ira per tentare di liberarsi da questa paura. Hanno paura di non veder soddisfatte le proprie aspettative o richieste, di subire delusioni e rifiuti: in difesa dell’Io usano qualsiasi strategia per ‘salvarsi’ (urla, minacce, rottura di oggetti, insulti, ecc.).

Come imparare a gestire la rabbia che maschera altre emozioni

Per gestire la rabbia che maschera ben altre emozioni, è possibile mettere in atto alcune strategie:

  • Non dare la colpa agli altri per scaricare responsabilità di un tuo stato emotivo. Non sono gli altri che fanno arrabbiare ma noi che consideriamo il loro comportamento intollerabile con la nostra ‘lente’ personale. Potenzia la tua intelligenza emotiva, analizza le tue emozioni per essere in grado di padroneggiarle;
  • Ascolta i tuoi bisogni chiedendoti quali sono quelli che gli altri non rispettano;
  • Liberati dalle ferite del passato, da carichi emotivi scomodi e dannosi;
  • Utilizza una comunicazione assertiva, comunica in modo diretto ciò di cui hai bisogno realmente.

Esprimendo in modo diretto e trasparente agli altri le tue sensazioni, stati d’animo e comportamenti che non tolleri avrai maggiore possibilità di soddisfare il tuo bisogno.

 

Marijana Jufer

consulenza 

Altri
articoli