Perché ci si sente soli?

Data

Tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo sentiti soli pur stando in mezzo alla folla o con altre persone. In questo focus, affrontiamo un tema particolare, la solitudine interiore, che non è stare soli fisicamente ma sentirsi soli in qualsiasi circostanza e ovunque. E’ un problema che interessa tutti in tutto il mondo.

Perché ci si sente soli? 

Quali sono le cause reali? 

In che modo la sensazione di solitudine interiore può essere risolta o trasformata in una grande maestra di vita?

Perché ci si sente soli e cosa si prova?

La solitudine interiore è uno stato mentale che non dipende dal trovarsi o meno in compagnia di altre persone. E’ una sensazione diversa dalla solitudine fisica momentanea che tutti noi sperimentiamo di tanto in tanto in modo sereno. La solitudine interiore è isolamento: chi ne soffre non si sente compreso, accettato, è una sensazione oscura e persistente che ti segue tutto il giorno qualsiasi cosa fai (da solo o in compagnia), non puoi sbarazzartene. Si prova un senso di vuoto, sofferenza e le cause possono essere molto profonde anche se spesso il soggetto che ne soffre non sa perché. 

Questa condizione psicologica può provocare disturbi ansiosi, depressione, dipendenze, ansia sociale, tristezza, pensieri negativi, problemi di memoria, difficoltà a relazionarsi con gli altri ed anche problemi fisici (ipertensione cardiaca, indebolimento del sistema immunitario, disturbi del sonno, aumento della produzione di cortisolo (ormone dello stress).

La solitudine interiore può essere dovuta anche a relazioni superficiali in cui non ci si sente compresi o si dà più di quanto si riceve. In altri casi, il soggetto non sopporta di stare solo, di passare del tempo con se stesso per traumi vissuti in passato. Si prova dolore e paura a stare soli al punto tale da accettare anche di vivere relazioni negative o sbagliate.

In molti casi, ci si sente soli e si sperimenta una profonda solitudine interiore per vari motivi:

  • Mancanza di relazioni intime;
  • Separazione, rottura di una relazione importante;
  • Lutto e perdita significativa;
  • Violenza e abusi subiti;
  • Incapacità di relazionarsi con gli altri;
  • Depressione;
  • Costanti rifiuti o derisioni da parte degli altri;
  • Trasferimento in un’altra città non voluto;
  • Malattia invalidante;
  • Periodo di invecchiamento;
  • Ansia costante che ostacola le relazioni sociali.

Solitudine interiore: esperienze nei primi anni di vita

Chi sperimenta la solitudine interiore non riesce a relazionarsi con gli altri né ad apprezzarsi, pensa di non valere nulla.

Alla base di questo problema c’è un vuoto da colmare che, in gran parte dei casi, risale alle esperienze nei primi anni di vita come pure in età preadolescenziale e adolescenziale.

Le prime interazioni tra madre e bambino sono fondamentali per lo sviluppo della personalità (J. Bowlby).

I rifiuti della madre, la sua incapacità di rispondere ai bisogni del bambino possono farlo sentire solo e inadeguato, provocargli un dolore profondo, una sensazione destinata ad emergere negli anni successivi ed in età adulta. Si soffre di bassa autostima, si pensa di non valere nulla, si ha difficoltà nelle relazioni sociali e, allo stesso tempo, si cercano gli altri per l’istinto di colmare la sensazione di vuoto interiore.

Le cause di questo malessere vanno affrontate a viso aperto per arrivare a capire l’origine della solitudine interiore e il reale valore di se stessi.

Come riconoscere la solitudine interiore?

Come si comporta chi soffre di solitudine interiore?

Chi si sente solo interiormente:

  • Ha paura dell’intimità per timore del rifiuto a causa di sofferenze e traumi passati;
  • E’ prigioniero del passato, bloccato da una forma di isolamento, timidezza e insicurezza sperimentati da bambino;
  • Non si conosce abbastanza e non riconosce quanto può essere cambiato nel corso del tempo;
  • E’ segretamente convinto di essere una persona solitaria, magari pensando di essere speciale, troppo complicato o più intelligente degli altri, incompreso;
  • Soffre di depressione;
  • Soffre di co-dipendenza: ha bisogno degli altri per avere una conferma del proprio valore.

A lungo andare, la solitudine interiore cronica di chi ha una bassa autostima può peggiorare, rafforzarsi fino a spingere il soggetto ad isolarsi completamente, a lasciarsi andare, usare droghe, avere pensieri suicidari.

La solitudine interiore potrebbe anche trasformarsi in maestra di vita se gestita in maniera diversa.

Trasformare la solitudine interiore in maestra di vita

L’evoluzione tecnologica ci ha permesso di avere tante relazioni, in gran parte superficiali. I social network hanno rivoluzionato il mondo ma hanno anche incrementato la sensazione di solitudine interiore.

Bisogna, però, prendere coscienza del fatto che non si è mai soli nella propria solitudine.

La solitudine interiore può diventare una grande maestra nel momento in cui decidiamo di condividerla con altre persone a livello emotivo senza paura di rischiare rifiuti o provare vergogna imparando a conoscersi attraverso gli altri ed accettando i propri punti deboli.

E’ importante rivalutare la parola solitudine: è uno strumento di autoanalisi, può rigenerare, farti entrare in contatto con te stesso, puoi ascoltarti, conoscerti, scoprire i tuoi limiti e le tue potenzialità, esaminarti, riflettere sulla tua vita. Stare solo ti rende libero di scegliere: la parola libertà può spaventarti perché significa responsabilità ma è questa la via per crescere, non si scappa. E’ necessario far cadere le barriere, la corazza condividendo i sentimenti con altri, coltivando rapporti di qualità.

Una delle strade per entrare in contatto con la solitudine interiore e comprenderne l’origine è la consulenza filosofica, in grado di offrire strategie diverse e più adeguate per affrontarla e trasformarla in maestra di vita.

Altri
articoli