Ergoterapia e psicodinamica
Psicodinamica

Data

Ergoterapia e psicodinamica

In questo focus, concentriamo il nostro interesse sull’abbinamento Ergoterapia e Psicodinamica.

Quando e perché è nato il modello psicodinamico nella Terapia Occupazionale? In cosa consiste e quali sono gli elementi fondamentali su cui si basa?

Tratteremo del Modello Vivaio, il MOVI nato a Milano.

Ergoterapia e Psicodinamica: i tre elementi essenziali

Un modello psicodinamico vero e proprio associato all’Ergoterapia fu sviluppato negli anni Sessanta da Fidler e Fidler.

Il ‘fare’ diventa il mediatore della comunicazione, che può essere diretta e indiretta, verbale o meno.

Il concetto importante dell’Ergoterapia psicodinamica è questo: la scelta dell’attività occupazionale da parte del paziente è fondamentale. La scelta del ‘fare’ rappresenta il gesto inconscio delle difese e dei bisogni del soggetto. L’operatore ergoterapista deve prestare particolare attenzione a questa scelta.

Gli aspetti essenziali della Terapia occupazionale sono 3:

– l’azione (attività occupazionale) compiuta dal soggetto;

– gli oggetti usati dal paziente durante l’attività scelta o che rappresentano il risultato del ‘fare’;

  le relazioni interpersonali che incidono sull’azione o che vengono influenzate dall’attività occupazionale.

Setting: modello dell’Ergoterapia psicodinamica

Un altro elemento di grande importanza dell’Ergoterapia psicodinamica è il setting.

Il setting ergoterapeutico rappresenta uno spazio potenziale contenente oggetti transizionali (colori, plastica, legno, oggetti della vita quotidiana, ecc.) utilizzati dal soggetto allo scopo di comunicare i suoi sentimenti e pensieri.

In questo contesto, la Terapia occupazionale si può definire una tecnica di mediazione tra ergoterapista e paziente (singolo individuo o gruppo). 

Il ‘fare’ (azione, gesto) come la parola e gli oggetti reali hanno un valore simbolico. L’azione, l’attività occupazionale altro non è che lo spazio dove il mondo interiore del paziente s’incontra con il mondo esteriore del terapeuta. Di conseguenza, il ‘fare’ crea un legame tra paziente ed ergoterapista.

Secondo lo psicoanalista inglese Donald W. Winnicott (1974) , giocare è un particolare modo di agire, di trattare la realtà in forma soggettiva. Il bambino, ad un certo punto del suo sviluppo cognitivo-affettivo, sostituisce l’oggetto con la cultura ed il linguaggio (l’insieme di simboli che gli permettono di comunicare). L’oggetto mediatore stimola il lavoro psichico di creazione dei legami, è uno strumento per l’elaborazione e la presa di coscienza.

 

Il ‘fare’ come impegno creativo/relazionale e come difesa nevrotica

L’azione porta ad un processo creativo e ad un impegno relazionale: con l’occupazione ci connettiamo al mondo esterno.

E’ anche vero però, come ha sostenuto Lindsey Nicholls (2007), che il fare ha un rovescio della medaglia. Può rappresentare simbolicamente i bisogni umani ma essere anche utilizzato inconsciamente come un’inutile e maniacale difesa, un modo per evitare pensieri, sentimenti, relazioni. Anche per questo motivo bisogna prestare particolare attenzione alla scelta occupazionale del paziente: potrebbe nascondere o rafforzare difese nevrotiche e psicotiche (angosce, timori).

Indirizzare nel giusto modo il ‘fare’ ha un valore riabilitativo e terapeutico importante per il recupero della soggettività, delle emozioni e relazioni, dell’importanza della vita stessa.

 

MOVI: il modello di matrice psicodinamica

Il Modello Vivaio (MOVI) ha un orientamento psicodinamico. E’ nato a Milano negli anni ’80 grazie agli studi di Julie Cunningham Piergrossi, Carolina De Sena Gibertoni ed Elizabeth de Verdiere Crespi.

Riguarda, in particolare, la psicoterapia dinamica breve. Il terapeuta si concentra sulle principali problematiche di origine emotiva (la ‘zona di conflitto’) del paziente mettendo in atto una relazione terapeutica in breve tempo. 

Le emozioni rivestono un ruolo chiave come l’abbinamento relazioni umane/attività. Gli stati emotivi derivanti dalla relazione tra paziente, ergoterapista e azione sono imprescindibili dalla cura e possono portare ad un cambiamento. 

L’attività occupazionale permette di vivere la dimensione umana attraverso il rapporto con gli altri.

Questo modello relazionale di terapia occupazionale si basa sul riconoscimento delle emozioni in continuo movimento nella relazione tra paziente, ergoterapista ed azione. Attraverso l’attività occupazionale e la relazione umana, il risultato di azioni, emozioni e sentimenti, il soggetto mantiene salute e benessere. A tal scopo, l’ambiente deve stimolarlo, consentirgli di scegliere le attività da compiere secondo i suoi slanci sensoriali ed emozionali. 

Lavoro, cura di sé e gioco

Tramite l’azione e la relazione con gli altri è possibile accedere alla mente (pensieri, emozioni, ricordi). E’ possibile avvicinarsi al mondo interiore del paziente, individuare i pensieri e le emozioni che lo portano a compiere determinate azioni osservando ciò che creano, trasformano o distruggono nell’ambiente circostante.

Ogni occupazione riguarda, prevalentemente, tre sfere di vita: lavoro, cura di sé e gioco.

Il Modello Vivaio pone particolare attenzione sul gioco, un’attività importante non solo durante l’infanzia ma anche in età adulta. Permette al soggetto di divertirsi, rilassarsi, concretizzare la propria capacità creativa. Nella ‘stanza occupazionale’, in fondo, i clienti portano con sé tanto il mondo reale quanto il mondo interiore (con i suoi impulsi, desideri, fantasie, interessi, difficoltà).

 

Ergoterapia e psicodinamica breve: l’approccio antroposofico

Il Modello Vivaio fonda l’intero processo terapeutico sugli aspetti emotivo-relazionali innescati dall’attività occupazionale. 

L’importanza di questo approccio merita di emergere attraverso maggiori studi, valutazioni, indagini nella letteratura scientifica. Non è tuttora sufficientemente conosciuto: merita un approfondimento perché presenta interessanti potenzialità terapeutiche.

In particolare, il MOVI con l’approccio antroposofico può aprire nuove strade. Parte dall’esperienza reale che viene, poi, mentalizzata per arricchire la visione di una persona, cambiarla, migliorarla. Si basa sull’agire ma anche sul ‘sentire‘ (unico in ognuno di noi) che dà un valore profondo al pensiero.

Il Modello Vivaio con approccio antroposofico ha permesso di raggiungere buoni risultati in bambini affetti da Mucopolisaccaridosi III (sindrome Sanfilippo variante B), da sindrome post traumatica da stress o con problemi di aggressività. Essendo basati sulla psicoterapia dinamica breve, sono bastati pochi incontri (una decina).

 

 

Bion, W.R. 1962b. Learning from Experience. London: William Heinemann.

Bion, W.R. 1963. Elements of Psycho-Analysis. London: William Heinemann.

Blasedell Crepeau, E., E. S. Cohn, e B. A. Boyt Schell. 2008. Terapia occupazionale. 10th ed. Philadelphia,USA: Antonio Delfino Editore.

Cunningham Piergrossi, J. 2006. Essere nel fare. Introduzione alla terapia occupazionale. Milano: FrancoAngeli.

http://book.masaratcom.com/library/20130923093507_masarat_library_-0470655860Psychoanalytic.pdf

https://books.google.ch/books?id=AhGiq06p0qEC&pg=PA355&lpg=PA355&dq=fidler+e+fidler+ergoterapia+psicodinamic&source=bl&ots=bPtRPk2lhx&sig=ACfU3U1H9HpSOQTnze6GmfRQ5tVX7fCtrg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwj-rrWViKrtAhXQ66QKHZT2BmwQ6AEwAnoECAEQAg#v=onepage&q=fidler%20e%20fidler%20ergoterapia%20psicodinamic&f=false

 

Altri
articoli