Il modello Vivaio-MOVI

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Modello Vivaio – MOVI: approccio di ergoterapia

Uno dei principali approcci di terapia occupazionale (ergoterapia) è il MOVI (Modello Vivaio).

I modelli servono a creare legami tra teoria e pratica clinica.

Nel nostro focus spieghiamo cos’è il Modello Vivaio, come funziona, in cosa consiste. Includiamo anche alcuni casi pratici con approccio antroposofico.

Modello Vivaio: cos’è il MOVI

Creato a Milano, il MOVI è un modello relazionale di terapia occupazionale.

Si basa essenzialmente sul riconoscimento delle emozioni in costante movimento nel rapporto tra paziente, terapista e ‘il fare‘. Il concetto su cui si fonda è semplice: tramite l’attività e la relazione umana, l’essere umano è in grado di mantenere salute e benessere.

In particolare, salute e benessere sono il risultato delle occupazioni, emozioni e sentimenti provati mentre si svolgono le attività.

Il Modello Vivaio è un’applicazione dei concetti psicoanalitici alla relazione terapeutica (pensieri, ricordi, emozioni, affettività, ecc.).

In tale contesto, la scelta dell’attività è di fondamentale importanza. Grazie alla scelta ed all’attività, il soggetto ha la possibilità di recuperare la propria performance lavorativa.

Per raggiungere l’obiettivo, l’ambiente deve essere sempre stimolante e mettere la persona nelle condizioni di poter scegliere le attività da svolgere secondo la propria sfera sensoriale ed emozionale.

Una frase che può sintetizzare il principio del Modello Vivaio è questa: “Non c’è cura se non si sa cogliere cosa ci sia in un volto, in uno sguardo, in una semplice stretta di mano…” (Borgna, E. 2001).

MOVI: la terapia relazionale del ‘fare’

Il Modello Vivaio conosciuto anche come “Relational Model in Occupational Therapy”, è nato in Italia, a Milano, negli anni Ottanta attraverso gli studi di Julie Cunningham Piergrossi, Carolina De Sena Gibertoni ed Elizabeth de Verdiere Crespi. Questi ricercatori sono stati impegnati diversi anni nello studio e sviluppo della psicoanalisi applicata alla Terapia Occupazionale (o Ergoterapia).

Questo modello ergoterapico innovativo ha un orientamento psicodinamico. Individua il ruolo chiave delle emozioni, come abbiamo visto. Sostiene l’importanza del binomio relazioni umane/attività come aspetto fondamentale per la salute ed il benessere.

La prestazione occupazionale viene vista come quell’elemento che consente alle persone di vivere la dimensione umana tramite la relazione con gli altri.

Gli stati emotivi che si innescano tra paziente, terapista e ‘il fare’ possono portare ad un cambiamento.

Il MOVI è stato presentato per la prima volta al pubblico in via ufficiale nel Congresso Nazionale ed Europeo di Terapia Occupazionale a Napoli (2004) e ad Atene (2005). In seguito, è stato descritto e presentato ai Congressi Mondiali di Sidney (2006) e di Santiago Cile (2010).

Modello Vivaio e la psicoterapia dinamica breve

Abbiamo accennato che il Modello Vivaio ha un orientamento psicodinamico.

Cos’è la psicoterapia dinamica breve? E’ un tipo di psicoterapia che, partendo dalla terapia psicoanalitica, concentra l’attenzione del terapeuta su determinate problematiche di natura emotiva. In questo modo, lo specialista mette in atto un rapporto terapeutico efficace in breve tempo.

Con questa metodologia si torna alle origini della psicoanalisi. In fondo, le prime terapie applicate sull’isteria furono di breve durata. Viene circoscritta la ‘zona di conflitto’ del soggetto trattato su cui concentrare il lavoro terapeutico.

L’importanza dell’occupazione per l’essere ‘relazionale’

L’intero processo terapeutico del MOVI si basa sull’importanza degli aspetti emotivo-relazionali suscitati dall’attività. Questo principio, si colloca in linea con la disciplina ergoterapica e con altri Modelli esemplari di terapia occupazionale.

L’occupazione che genera salute e benessere sia nel singolo sia nella collettività è il grande punto in comune con gli altri modelli.

Si colgono le potenzialità del Modello Vivaio seppure la certezza dell’efficacia terapeutica a lungo termine andrebbe maggiormente studiata, valutata, indagata. Si auspicano maggiori Case study per meglio comprendere e far comprendere ai professionisti appartenenti al settore sanitario e sociale l’importanza di questo approccio ergoterapico.

Gli aspetti emotivi sono imprescindibili dalla cura.

Perché l’occupazione di un ‘essere relazionale’ è un aspetto essenziale per questo modello di Ergoterapia? Risponde Aristotele: “l’ambizione più profonda dell’essere umano è sentirsi necessario, importante, apprezzato e amato“.

La letteratura scientifica di cui si dispone attualmente dovrebbe arricchirsi di nuovi studi, valutazioni ed analisi di casi per qualificare e quantificare la sua efficacia terapeutica. Il principio su cui si basa il Modello Vivaio merita di essere maggiormente integrato con l’esperienza clinica. Vale la pena comprendere più a fondo un approccio di terapia occupazionale dalle interessanti potenzialità offerte, seppure tuttora non sia abbastanza conosciuto.

MOVI ed approccio antroposofico

Sono state messe in evidenza le potenzialità e l’efficacia terapeutica del Modello Vivaio abbinato ad un approccio antroposofico.

Tale abbinamento consente un’esperienza più completa: porsi quesiti, provare la sensazione di disagio nel non trovare risposte, attivarsi spinti dalla voglia di conoscenza e, finalmente, avere fiducia nell’azione, nell’attività quotidiana.

La disciplina antroposofica si basa sugli studi di Rudolf Steiner, noti e diffusi in tutto il mondo, applicati da ospedali e servizi riabilitativi. L’approccio antroposofico ha come punto di partenza l’esperienza reale, l’attività. Dal ‘fare’ si giunge poi a mentalizzare l’esperienza e tutto questo porta ad arricchire, illuminare la persona e la sua visione spirituale. La cambia.

L’antroposofia fu sviluppata all’inizio del Novecento. Venne applicata alla pratica medica da Rudolf Steiner nel 1924 per comprendere varie manifestazioni e sviluppare cure e terapie.

Il Modello Vivaio abbinato alla supervisione antroposofica ha permesso di raggiungere risultati concreti nei bambini affetti da Mucopolisaccaridosi III (sindrome Sanfilippo variante B), con problemi di aggressività, affetti da sindrome post traumatica da stress. Sono bastati pochi incontri (10 al massimo).

Insieme al ‘fare’, all’agire, è importante cogliere il ‘sentire’, atteggiamento che dà un significato profondo al ‘pensare’ e che si manifesta nel modo unico di agire di ogni essere umano.

Il Modello Vivaio con l’approccio antroposofico può aprire nuove strade.

Bibliografia

Cunningham, Piergrossi, J. 1980. La terapia occupazionale: attività come mezzo di rapporto. Il ruolo terapeutico 26 (settembre): 12-20.

Sifneos P., Psicoterapia a breve termine ansia-provocante, Edizioni Univ. Romane, 1993

Steiner R., Fondamenti Scientifico-spirituali della terapia, Editrice Antroposofica, 2013

Bryant W., Fieldhouse J. & Bannigan K. (eds.). (2014) Creek’s Occupational Therapy and Mental Health. London: Churchill Livingstone

Ferenci S., L’ulteriore sviluppo di una terapia attiva in psicoanalisi(1920), in Opere 1919-1926, Raffaello Cortina Editore, 2009

Pousen Anne A., Ziviani Jenny e Cuskelly Monica, Goal setting and motivation in therapy: Engaging children and parents, Jessica Kingsley Publishers, London, 2015

Lievegoed B., Pedagogia curativa – aiuti per la cura dei disturbi dello sviluppo, Natura e Cultura Edizioni, 200

Julie Cunningham Piergrossi (a cura di), Essere nel fare. Introduzione alla terapia occupazionale, Franco Angeli, Milano, 2006

 

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