La solitudine interiore

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Sensazione di vuoto, di essere sconnessi dal mondo: la solitudine interiore è difficile da identificare e, intanto, fa sentire impotenti. Trasmette un senso di incompiutezza, sfiducia in sé stessi, negli altri, nel futuro, privando la vita di significato. 

Chiunque, almeno una volta nella vita, può sentirsi solo in mezzo alla folla o con altre persone, ma la solitudine interiore è qualcosa di diverso e non capita una tantum. Non è stare soli fisicamente: ci si sente soli ovunque e comunque.

Manca lo starter emotivo, una vita relazionale, sociale o lavorativa soddisfacente. Pur accumulando beni, si perde di vista ciò che conta davvero e si avverte un profondo vuoto.

Da dove nasce la solitudine interiore? Cosa significa? Le cause possono essere diverse: una perdita (lutto), esperienze di rifiuto e isolamento da bambini.

Come riempire questo vuoto? Come risolvere la solitudine interiore trasformandola in un’esperienza positiva?

Solitudine interiore: cosa si prova

La solitudine interiore è uno stato mentale a prescindere dal trovarsi in compagnia o fisicamente soli.

E’ un senso di isolamento, una sensazione oscura e persistente, tipica di chi si sente incompreso, non accettato per un motivo o per l’altro.

Spesso, le cause non sono facili da individuare, sono profonde, inconsce, possono appartenere all’infanzia, al passato. Il senso di vuoto interiore può essere dovuto anche a relazioni superficiali: chi non sopporta di affrontare da solo traumi del passato accetterà anche di vivere rapporti sbagliati.

Si tratta di una condizione psicologica che può causare diversi disturbi psicofisici:

  • ipertensione cardiaca;
  • indebolimento delle difese immunitarie;
  • aumento della produzione di cortisolo (l’ormone dello stress);
  • disturbi del sonno;
  • ansia (anche sociale);
  • depressione;
  • dipendenze (alcol, droga);
  • problemi di memoria;
  • difficoltà a relazionarsi con gli altri.

isolarsi

Da dove nasce la solitudine interiore

Il vuoto interiore risale ad esperienze preadolescenziali o adolescenziali che portano ad una bassa stima di sé: il soggetto non si apprezza, pensa di non valere nulla.

Le esperienze dei primi anni di vita sono essenziali nella vita di una persona: i rifiuti di una madre inadeguata provocano nel bambino un forte senso di solitudine, insicurezza, un dolore profondo che si ripercuote in età adulta. 

Da una parte, chi ne soffre vive in uno stato di isolamento con difficoltà nelle relazioni sociali; dall’altra, il soggetto è spinto a cercare compagnia per colmare un senso insopportabile di vuoto interiore.

Per recuperare l’autostima, è necessario affrontare a viso aperto questo malessere risalendo alla sua origine.

sofferenza emotiva

Cause del vuoto interiore

L’origine del malessere può derivare da:

  • rifiuti, trascuratezza e bisogni non soddisfatti da una madre inadeguata e/o un padre inadeguato;
  • violenza e abusi subiti;
  • mancanza di rapporti con gli altri, anche di relazioni intime;
  • lutto o perdita di una persona cara;
  • malattia invalidante;
  • separazione, fine di una relazione importante;
  • depressione;
  • derisioni e rifiuti da parte degli altri;
  • ansia costante;
  • periodo di invecchiamento;
  • trasferimento non voluto in un’altra città.

Il comportamento di chi soffre di solitudine interiore

Chi soffre di solitudine interiore manifesta i seguenti comportamenti:

  • È prigioniero del passato, paralizzato da un tipo di isolamento ed insicurezza sperimentati da bambino;
  • Non ha un quadro chiaro di sé, non si conosce né può comprendere eventuali cambiamenti nel corso degli anni;
  • Teme l’intimità per paura di essere rifiutato, un atteggiamento dovuto a traumi passati;
  • Soffre di depressione e dipende dagli altri, ha bisogno di continue conferme del proprio valore;
  • E’ convinto di essere un tipo solitario, talvolta speciale o troppo complicato per essere compreso dagli altri.

Quando la solitudine interiore diventa cronica, col passare del tempo può distruggere l’autostima fino a spingere una persona ad isolarsi completamente, usare droghe, pianificare un suicidio.

Il vuoto interiore può anche trasformarsi in qualcosa di positivo, se gestito in modo diverso, fino a diventare un vero e proprio maestro di vita.

Come trasformare la solitudine interiore in esperienza di vita

Non si è mai soli nella propria solitudine: bisogna essere consapevoli di questo.

La solitudine interiore può servire a rafforzarci nel momento in cui decidiamo di condividerla emotivamente con altri senza timore di subire rifiuti, giudizi. Serve a conoscersi tramite gli altri e ad accettare le proprie debolezze.

Bisogna rivalutare l’idea della solitudine, vederla non in modo negativo ma come uno strumento per conoscersi, analizzarsi, ascoltarsi, entrare in contatto con se stessi. Soprattutto chi vive in un costante isolamento conosce poco di se stesso, è succube della solitudine, non la usa come strumento per conoscersi, esaminarsi, scoprire i propri limiti e potenzialità, riflettere sulla propria vita.

Noi, soltanto noi, possiamo dare il giusto significato alla solitudine: può renderci liberi di scegliere con tutta la responsabilità che comporta, serve a crescere e prepara alle relazioni con gli altri.

Il modo migliore per entrare in contatto in modo costruttivo con la solitudine comprendendone le cause è una relazione sana, accogliente e libera che si può trovare nella consulenza in Emodeling e filosofica. Offre metodi mirati, strategie adeguate, efficaci per affrontare la solitudine interiore trasformandola in amica, maestra di vita.

 

Marijana Jufer

Master Coach e Insegnante Emodeling Esperto

Consulente Filosofico Esistenziale Emodeling

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