Scienza multidisciplinare: complessità e management 

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Negli ultimi anni, è emerso il concetto di scienza multidisciplinare attraverso cui applicare la teoria della complessità al management. Non si tratta di una semplice ‘moda’ manageriale ma di un’applicazione da seguire con interesse. Per comprendere questa applicazione, bisogna necessariamente spiegare cos’è la teoria della complessità e in che modo interviene sul management e sul business.

Alla base della teoria della complessità, che ha assunto il carattere di scienza multidisciplinare, c’è il superamento di una visione deterministica della realtà. 

Il Novecento è stato testimone della teoria del caos e del disordine come elementi che costituiscono la realtà in vari ambiti: scientifico (con i lavori di Born e Heisenberg sulla fisica delle particelle), artistico (futurismo, surrealismo, cubismo, pittura metafisica), psicologia, biologia. Sono nate anche nuove teorie con un punto in comune: la visione non lineare del mondo. Tra queste nuove teorie, ritroviamo cibernetica, teoria del caos, studi sull’evoluzione, intelligenza artificiale, sistemi complessi adattativi, informatica, scienze cognitive, genetica, immunologia, filosofia, scienze sociali, economia, management. 

E’ un nuovo modo di concepire la scienza. La teoria della complessità coniuga le scienze naturali con quelle umane, lo scientifico con l’umanistico scardinando tutti i presupposti della teoria meccanicista. Permette di capire come funziona l’insieme analizzando sia il tutto sia le relazioni tra le varie parti che lo compongono, studiando il sistema dinamico delle interconnessioni per far dialogare tra loro le singole discipline.

Teoria della complessità come scienza multidisciplinare

L‘Università di Udine sta portando avanti la ricerca sulla creatività all’interno delle imprese basata sugli studi legati alla teoria della complessità. E’ stato scoperto che la creatività rappresenta un fenomeno complesso importante per gli animali, gli esseri umani e le imprese.

La teoria della complessità studia i sistemi adattativi complessi (CAS). Cosa sono?

Sono sistemi complessi viventi caratterizzati da numerosi elementi differenti tra loro, da molte connessioni non lineari. I CAS rappresentano un insieme di agenti e connessioni caratterizzati da capacità di adattamento (Holland, 2002). Si adattano e si organizzano senza la gestione o il controllo da parte di una specifica entità. 

L’elemento più interessante dei CAS è la grande capacità di adattamento resa possibile dall’elaborazione di informazioni e dalla creazione di modelli per agire ed apprendere. Tra semplicità e imprevedibilità, i CAS creano sistemi particolarmente dinamici in cui cambiamenti minimi possono portare a conseguenze inimmaginabili (‘effetto farfalla’).

I 7 principi di complessità legati alle imprese

L’Università di Udine ha individuato 7 principi della teoria della complessità e relativi principi per le imprese (definibili come CAS):

– Auto-organizzazione (auto-organizzazione);

– Orlo del caos (disorganizzazione creativa);

– Principio ologrammatico (condivisione);

– Impossibilità della previsione (flessibilità strategica);

– Potere delle connessioni (network organization);

– Causalità circolare (circoli virtuosi);

– Try&Learn (learning organization).

Per il progetto CREATE, i ricercatori di Udine si concentrano, in particolare, sul principio di complessità legato alla disorganizzazione creativa. Obiettivo: scovare le migliori tecniche per lo sviluppo della creatività all’interno delle imprese.

L’Orlo del Caos come elemento essenziale della creazione

L’Orlo del Caos è il principio della teoria della complessità che evidenzia l’importanza della creatività per ogni sistema adattativo complesso. 

Il concetto è questo: troppo ordine causa morte per fossilizzazione, troppo disordine provoca morte per disintegrazione. Tra ordine e disordine, la vita si manifesta, è. L’Orlo del Caos è la linea di confine tra stato di stagnazione ed anarchia distruttiva senza fine dove avvengono cambiamenti, evoluzione, innovazione. E’ un’area pericolosa dove non c’è né ordine né disordine. Può essere un luogo di creazione oppure di distruzione.

Concetti contrastanti come creazione e distruzione, ordine e disordine, vita e morte non si annullano l’un l’altro ma si integrano, si richiamano per trovare un equilibrio dinamico.

Occorre accettare il disordine come elemento essenziale per la creazione. E’ ovunque (nei sistemi viventi, mente, storia, organizzazione).

Bisogna allontanarsi dalla teoria secondo cui il successo proviene da stabilità e ordine. E’ l’Orlo del Caos a generare vita, cambiamenti, evoluzione, innovazione attraverso il giusto mix tra caos e ordine.

Scienza multidisciplinare e Disorganizzazione Creativa

Nel connubio teoria della complessità/management, le imprese possono ottenere l’Orlo del Caos grazie alla disorganizzazione creativa legata al concetto di innovazione.

Tanto nelle organizzazioni quanto nei CAS si ottengono risultati creativi con un sistema di deviazione/amplificazione o di feedback positivi.

Per favorire la disorganizzazione creativa bisogna agire in 3 direzioni: strutture organizzative, stili direzionali e management.

In particolare, riguardo al management, bisogna usare specifiche tecniche per sviluppare la creatività di gruppo e individuale.

Nel progetto CREATE, viene proposta una metodologia articolata in 5 fasi per favorire lo sviluppo di nuove idee e collaborazione:

mappatura interna per la valutazione delle risorse cognitive interne all’organizzazione al fine di sviluppare nuove idee. Una tecnica utile per individuare problemi interni e nuovi elementi è la SWOT analysis;

mappatura esterna: per la raccolta di segnali e stimoli esterni, le aziende dovrebbero partecipare a meeting e fiere, essere in contatto con i suppliers. Una tecnica utile, in tal caso, è l’analisi attributi-valori;

predisposizione ovvero creazione di un ambiente interno favorevole allo sviluppo di nuove idee. Un training creativo preliminare può rivelarsi particolarmente utile;

processo creativo, la generazione di idee nuove con il coinvolgimento dei suppliers;

valutazione per selezionare le migliori idee all’interno dell’impresa. La tecnica dei “sei cappelli per pensare” di E. De Bono è importante: serve a distinguere le emozioni dalla logica, le informazioni dalla creatività ed a valutare le idee secondo diversi punti di vista.

 

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  • Giuseppe Gembillo, Le polilogiche della complessità. Metamorfosi della ragione da Aristotele a Morin, Firenze, Le Lettere, 2008, ISBN 978-88-6087-193-0.
  • Giuseppe Gembillo, Temi e figure della complessità, a cura di Annamaria Anselmo, Giuseppe Giordano, Giuliana Gregorio, Firenze, Le Lettere, 2019, ISBN 978-88-9366-109-6.
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  • Marcello Buiatti, Lo stato vivente della materia. Le frontiere della nuova biologia, Utet, Torino 2000;
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  • PARISI D., Mente. I nuovi modelli del- la vita artificiale, Bologna 1999;
  • TAGLIAGAMBE S., Il sogno di Dostoevskij. Come la mente emerge dal cervello, Milano 2002;
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