Traumi e le memorie nel corpo. Come affrontare e superare i traumi 
superare i traumi

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Il trauma stravolge e corrode il senso di Sé e del nostro vissuto, impedisce di vivere normalmente il presente. Chi ha subito un trauma è costantemente vinto da uno stato persistente di paura. I traumi e le memorie nel corpo che restano presentano caratteristiche subdole.

La memoria è la capacità di formare, immagazzinare e rievocare diverse informazioni: le tracce mnestiche (note anche come immagini mentali, engrammi, rappresentazioni) sono lo strumento attraverso cui vengono attuate le operazioni della memoria.

Normalmente, un incremento dell’attivazione migliora la performance mnestica, ma di fronte al trauma il sistema si sovraccarica fino a collassare. 

Un eccessivo ‘arousal‘ (reattività del sistema nervoso in base all’intensità dello stimolo) disconnette certe strutture incaricate ad immagazzinare ed integrare le informazioni in entrata. Tra queste strutture, prevalgono l’ippocampo e il talamo. 

A causa di questa disconnessione, le memorie traumatiche presentano caratteristiche peculiari. Vediamo quali sono, come affrontare e superare i traumi con due particolari approcci: Approccio e terapia Sensomotoria del trauma e Modello polivagale di Porges.

Traumi e le memorie nel corpo: funzionamento e caratteristiche delle memorie traumatiche

Le memorie ordinarie vengono immagazzinate in modo logico e coerente (con un inizio ed una fine). Al contrario, le memorie traumatiche vengono ‘archiviate’ in forma di frammenti sensoriali ed emotivi (immagini, odori, flashback, sensazioni fisiche). Questi frammenti possono riemergere di colpo se riattivati dal trigger ovvero un evento che, seppure apparentemente slegato dal trauma, può rievocarlo in tutto o in parte in modo automatico e inconsapevole.

Tipicamente, le vittime di eventi traumatici (calamità naturali, abusi sessuali, ecc.) ricordano soltanto certi aspetti dell’evento stesso, mentre talvolta le memorie traumatiche non sono caratterizzate da un ricordo consapevole. Può capitare, ad esempio, che la vittima di un abuso sessuale infantile non ricordi l’evento ma si comporti come se fosse perennemente in pericolo manifestando irascibilità, scarsa concentrazione, odio verso se stesso e gli altri, incapacità di vivere relazioni intime, autolesionismo, pensieri suicidari.

L’impatto emotivo del trauma nella mente della vittima attiva il processo della dissociazione che riduce la consapevolezza di un significato emotivo non sostenibile. Ciò non vuol dire che la sofferenza viene eliminata, dimenticata. Resta sotterrata da qualche parte nella mente causando condizioni patologiche, un comportamento simbolico danneggiato.

Per liberarsi di un trauma, bisogna occuparsi delle sue tracce e memorie nel corpo, nella mente e nell’anima. Lo scopo è integrare il trauma nella memoria autobiografica con un inizio ed una fine come per la memoria ordinaria per distinguere il passato dal presente. In tal modo, la vittima dell’evento traumatico potrà tornare a sentirsi padrona della sua vita.

In questo focus, descriviamo due terapie finalizzate alla ‘liberazione dal trauma’ particolarmente interessanti ed efficaci.

Come affrontare e superare i traumi: L´approccio di terapia Sensomotoria

Tra i sintomi post-traumatici troviamo: iperreattività ai vari stimoli esterni, alterazione della frequenza cardiaca, del ritmo respiratorio, della motilità intestinale e della vasodilatazione. Gli eventi traumatici alterano la reciproca ed armonica connessione tra le differenti strutture cerebrali, soprattutto le capacità di autoregolazione del sistema nervoso centrale ed autonomo.

Le terapie orientate sul corpo e l´esperienza  come ad esempio l´ergotrapia, la kinesiologia, e la Sensorimotor Psychotherapy (Psicoterapia Sensomotoria) prevedono tra gli obiettivi di cura la regolazione dell’arousal e possono essere applicate efficacemente a tutto lo spettro dei disturbi legati alla traumatizzazione. A differenza delle tradizionali psicoterapie o altri metodi terapeutici, questi particolari trattamenti non richiedono obbligatoriamente l’utilizzo della verbalizzazione: è risaputo, in fondo, che una parte profonda dell’effetto patogeno del trauma consiste nel fatto che la verbalizzazione è ostacolata.

La Psicoterapia Sensomotoria (PS) è un approccio clinico che si focalizza sul corpo (body-oriented) sviluppato negli anni ’80 da Pat Ogden. E’ estremamente flessibile e versatile dal punto di vista clinico: può essere utilizzata come terapia a sé stante o abbinata ad altri approcci clinici. Funziona su diverse problematiche (dai disturbi di personalità ai disturbi di asse I). La PS ha ottenuto successo in particolare nel campo psicotraumatologico. Richiede un training specifico, una certa esperienza clinica, abilità di attenzione, osservazione, ascolto e mindfulness.

Psicoterapia Sensomotoria: obiettivi, sviluppo del Modulation Model

I due obiettivi essenziali della PS sono:

– regolare gli stati sensoriali e sensomotori tramite la relazione terapeutica;

– insegnare al paziente ad autoregolarsi tramite il contatto, il tracking ed articolando i processi sensomotori tramite la mindfulness.

Alla finestra di tolleranza della regolazione dell’arousal, la PS sviluppa ed aggiunge il Modulation Model. Il principale compito della terapia è la stabilizzazione (evitando che il paziente esca dalla finestra di tolleranza). La Psicoterapia Sensomotoria offre al paziente la possibilità di espandere la finestra di tolleranza per consentirgli di tollerare maggiormente emozioni, sensazioni, ricordi e pensieri legati al trauma. 

L’altro importante compito della cura è finalizzato a non restare bloccati in una fase perenne di stabilizzazione sviluppando l’idea di finestra di tolleranza all’interno del Modulation Model.

Sistema nervoso autonomo e teoria di Porges

La teoria polivagale elaborata e introdotta dal neurofisiologo americano Stephen Porges ha reinterpretato il funzionamento del sistema nervoso autonomo che si attiva in caso di minacce, sfide, traumi. Ai due sistemi antagonisti – quello simpatico (che attiva l’organismo) e quello parasimpatico (che lo placa) – Porges ha sostituito 3 livelli progressivi che si attivano in base all’intensità e gravità del pericolo. In sostanza, Porges ha dimostrato che il funzionamento del sistema nervoso autonomo è più complesso di quanto si pensava.

Mentre il trauma attiva in modo anomalo e costante i sistemi più primitivi, la psicoterapia andrebbe a favorire il sistema più evoluto.

I sistemi antagonisti (simpatico e parasimpatico) si alternano in una fluttuazione continua, ma la nostra sopravvivenza dipende dall’attivazione del sistema simpatico.

La teoria polivagale di Porges ha evidenziato che il sistema parasimpatico (funzionante attraverso il nervo vago) si compone di due circuiti: ventrovagale (più recente) che gestisce i muscoli del viso, la voce ed il respiro) e dorso-vagale (più antico) che gestisce e controlla le funzioni viscerali (stomaco, colon, intestino tenue, vescica). 

In circostanze di pericolo, il circuito ventrovagale si attiva per calmare il cuore riducendo l’attività del sistema simpatico, mentre quello dorso-vagale può reagire in un solo modo, con il collasso (shut-down). Davanti al pericolo, entrano in gioco i 3 livelli di difesa nell’ordine: sistema parasimpatico ventrovagale, sistema simpatico e sistema dorso-vagale. Intervengono gradualmente se il sistema precedente non sortisce effetti.

Modello polivagale di Porges: come si applica la terapia

Quando il sistema nervoso autonomo è perennemente in difesa di fronte a traumi ed a stress prolungato, viene pericolosamente a mancare l’alternanza tra sistema simpatico e parasimpatico (carica e scarica dell’attivazione). Perde la sua naturale flessibilità, resta bloccato in stato di perenne allerta dorso-vagale o del sistema simpatico.

La teoria polivagale di Porges non solo aiuta a comprendere meccanismi comuni a molti disturbi (come la disregolazione emotiva) ma il funzionamento della terapia. Tra terapista e paziente c’è uno scambio continuo di feedback che serve a regolare l’affettività favorendo sicurezza e fiducia per gestire lo stato emotivo e mentale. Il senso di sicurezza è importante: senza di essa la nostra energia resta concentrata sulla difesa.

L’obiettivo della terapia basata sul modello polivagale di Porges punta a guidare il paziente nella sperimentazione di sensazioni corporee e vissuti positivi portandolo a riconoscere le sensazioni piacevoli. In questo modo, il paziente sarà spinto ad acquisire familiarità con uno stato di regolazione.

Marijana Jufer

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